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 A Roma un “Climate Pride” con 70 organizzazioni per la giustizia climatica e sociale

A Roma un “Climate Pride” con 70 organizzazioni per la giustizia climatica e sociale

La seconda edizione del “Climate Pride” per la giustizia climatica e sociale si terrà il 15 novembre prossimo alle ore 14 a Roma, piazzale Aldo Moro. L’evento è promosso da oltre 70 organizzazioni romane e nazionali – tra le quali Acli, ActionAid Italia, Agesci, Amnesty International Italia, Arci nazionale, A Sud, CGIL, Extinction Rebellion Italia, Forum del Terzo Settore, Forum Disuguaglianze Diversità, Fridays For Future Italia, Greenpeace Italia, GKN, Legambiente, Libera, Lunaria, Movimento per la Decrescita Felice, Oxfam, Rete Pace e Disarmo, Save the Children, SpinTime Lab, Ultima Generazione, Un Ponte Per, WWF Italia, ecc. – che chiedono alla Cop30 in corso a Belém (Brasile) scelte politiche coraggiose per affrontare la crisi climatica globale rilanciando il dibattito su clima, biodiversità e transizione ecologica giusta.

L’iniziativa, spiega il WWF Italia in una nota odierna, mette in scena una «street parade colorata, piena di performance artistiche, maschere e musica, che attraverserà le vie della Capitale, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e i decisori politici sull’urgenza di abbandonare un modello di sviluppo fossile ed estrattivista, responsabile di crisi climatiche, guerre e disuguaglianze. La mobilitazione si configura come una celebrazione della resilienza della natura e delle comunità che si battono per un futuro sostenibile, attraverso simboli e rappresentazioni della vita multispecie, delle energie rinnovabili e della possibilità di uno stile di vita compatibile con il pianeta».

Alla base dell’iniziativa, la consapevolezza piena di una fase storica e di un equilibrio geopolitico profondamente caratterizzati dalla «drammatica interconnessione tra crisi climatiche, conflitti globali e ingiustizie sociali. Il modello economico basato sull’estrazione e sull’uso dei combustibili fossili alimenta disuguaglianze, guerre e devastazione ambientale. Il riarmo e l’industria fossile rappresentano due facce della stessa dinamica estrattivista e coloniale, finalizzata a proteggere profitti privati a discapito di popoli, territori e ecosistemi».

Il quadro delle crisi internazionali – guerra in Ucraina, genocidio in Palestina, tante guerre per le risorse – sono la rappresentazione concreta dall’interconnessione tra dipendenza da fossili, spesa militare, riarmo e conflittualità.

Al Climate Pride si porterà in strada un modello opposto, fondato su pace, tutela dei diritti umani e dei lavoratori, salvaguardia delle popolazioni originarie, libertà di espressione e di protesta (contro la dilagante «criminalizzazione del dissenso»), tutela della salute umana e del pianeta (strettamente interconnesse), giustizia climatica e sociale sociale, responsabilizzazione di chi inquina nei processi di recupero, di bonifica e riconversione dei territori danneggiati.

Il Climate Pride è la manifestazione di chi chiede un cambiamento concreto e «radicale, equo e sostenibile, con un approccio intersezionale, transfemminista e anticoloniale».

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