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REGNO DI DIO, UTOPIA REALIZZABILE DI VITA PIENA IN COMUNITÀ. UNA RIFLESSIONE SU FEDE E POLITICA

Tratto da: Adista Documenti n° 127 del 12/12/2009

DOC-2224. CARACAS-ADISTA. Il governo di Hugo Chávez gode, com’è noto, di una pessima pubblicità: per gran parte dell’informazione “ufficiale”, il presidente venezuelano è un caudillo e un populista, quando non esplicitamente un tiranno (e ciò malgrado gli innumerevoli processi elettorali che ha attraversato). E i vertici della gerarchia ecclesiastica, dentro e fuori il Venezuela, concordano in pieno, passando sotto silenzio gli indubbi successi della rivoluzione bolivariana. Ma c’è anche chi, all’interno della Chiesa cattolica come di altre Chiese, tali successi li riconosce e li apprezza, giungendo a considerare il progetto politico portato avanti in Venezuela come un “segno del Regno di Dio”, “in quanto ha posto la dignità e la felicità del popolo (dell'essere umano) come priorità governativa e ragion d'essere dello Stato”. A sostenerlo, in un intervento dal titolo “Politica, Regno di Dio e Processo rivoluzionario bolivariano”, è il pastore presbiteriano Valmore Amarís, responsabile della Comunicazione e Formazione di Ecuvives, un movimento politico di base impegnato nei processi di liberazione popolare in una prospettiva di fede.

Se ogni attività “che miri alla felicità dell'essere umano, come persona e come popolo, è un segno a favore della realizzazione del Regno di Dio”, così come “ogni avvenimento che contribuisca all'infelicità dell'umano è un segno dell'anti-Regno”, il socialismo bolivariano, ponendo il bene del popolo al centro delle sue lotte, diventa – sottolinea Valmore Amarís – “segno di speranza del Regno di Dio. Il fatto che sia un segno del Regno, però, non significa, “neanche lontanamente”, che ne sia la materializzazione”, come stanno a indicare “le profonde ambiguità, le contraddizioni, le spinte e le controspinte”, prodotto inevitabile di una società globale “contaminata fino al midollo dalla cultura dell'anti-Regno, ossia dell'idolatria del capitale e di tutto ciò che comporta”. Così, per quanto il Venezuela possa avanzare “a passo spedito nell'applicazione di politiche di Stato di chiaro carattere socialista”, “la cultura socialista, lo spirito socialista, l'assimilazione della vita in una comunità socialista di sicuro impiegheranno molto a entrare nell'anima delle venezuelane e dei venezuelani e della nuova umanità nascente”. Sarà solo nella misura in cui lo sviluppo di una società socialista continuerà a prendere piede che “una nuova morale o spiritualità collettiva, di ispirazione ugualmente ‘socialista’, verrà guadagnando peso”. Di seguito, ampi stralci dell’intervento di Amarís, tratto dall’agenzia Alai (6/11), in una nostra traduzione dallo spagnolo. (claudia fanti)

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