Nessun articolo nel carrello

ECOLOGIA, NUOVA COSMOLOGIA E IMPLICAZIONI TEOLOGICHE

Tratto da: Adista Documenti n° 29 del 03/04/2010

(...) È lo storico Thomas Berry a vincolare l’ecologia e la nuova cosmologia a un nuovo racconto, una nuova narrazione corrispondente al nuovo momento storico che vive l’umanità. Secondo Berry, "stiamo ora entrando in un nuovo periodo storico, che potremmo designare come era ecologica". Per lui, i problemi vissuti negli ultimi due secoli sono stati causati in buona misura dai nostri modi limitati di pensare, caratterizzati dal riferimento scientifico-tecnologico. L’era ecologica in cui stiamo ora penetrando è un’era complementare che succede a quella tecnologica. Se questa è stata caratterizzata in buona misura dalla desacralizzazione del mondo, l’era ecologica e la nuova cosmologia alimentano una profonda coscienza della presenza del sacro in ogni realtà dell’universo. In questo modo, l’era ecologica è anche una nuova era religiosa. In essa la dimensione della trasparenza divina completa le categorie dell’immanenza e della trascendenza. (...) Questa trasparanza come attributo di Dio è quello che i teologi chiamano panenteismo.

Cos’è il panenteismo? Etimologicamente, panenteismo (dal greco pan, tutto; en, in; theos, Dio) significa Dio in tutto e tutto in Dio. Dio è presente nel cosmo e il cosmo è presente in Dio. (...). Il panenteismo è la visione in cui la creazione e i suoi processi sono in qualche modo ‘in’ Dio, malgrado Dio sia più della creazione.

Una conseguenza teologica importante è che il panenteismo, evidenziando la presenza di Dio nella creazione, può affermare come vere immagini non solo personali ma anche transpersonali del Divino. (...) Si può parlare del divino come del Mistero e dell’Avventura dell’Universo, dell’Uno, del Contesto ultimo e dell’Oceano cosmico, ma anche come Madre, Padre. Non dovremmo, di conseguenza, fissarci su immagini particolari. Al contrario, possiamo e dobbiamo essere capaci di accettare diverse immagini, nel rispetto delle necessità degli altri di immaginare Dio in forme diverse dalle nostre. (...).

Assumere questa prospettiva della teologia ecologica ci obbliga, allora, a domandarci quali siano le immagini che meglio riflettono il Dio rivelato da Gesù nel mondo attuale, oppresso dalla crisi ambientale.

Il Cristo Cosmico

Riflettere sulla presenza di Dio nel mondo conduce a ripensare la Cristologia. Per Mathew Fox, è l’immagine del Cristo Cosmico quella che permette l’affiorare di una nuova cosmologia. Assumere questa prospettiva del Cristo Cosmico implica un cambiamento profondo nelle rappresentazioni mentali, un cambiamento di paradigmi: un salto dall’an-tropocentrismo a una cosmologia viva, da Newton ad Einstein, dalla parte al tutto, dal razionalismo al misticismo, dall’obbedienza alla creatività come primato della virtù morale, dalla salvezza personale alla guarigione comunitaria, dal teismo (Dio fuori di noi) al panenteismo (Dio in noi e noi in Dio), dalla religione della caduta-redenzione alla spiritualità centrata sulla creazione. Il Cristo Cosmico non è nel-l’aldilà ma si manifesta in noi, chiamati ad essere profeti del cosmo (giustizia) sul caos (disordine e ingiustizia).

La prospettiva del Cristo Cosmico è l’unica possibilità, per Fox, di impedire la morte della Madre Terra. (...).

Una nuova teologia della creazione

Affermare che l’universo è in espansione e in evoluzione e che la creazione è in Dio e Dio è nella creazione implica riconoscere la presenza dello Spirito Santo che costantemente ricrea la Creazione. Questa è un processo permanente, non qualcosa che è avvenuto semplicemente nel passato ma qualcosa che sta avvenendo nel presente e avverrà nel futuro. Il fatto di considerare la creazione come un processo è direttamente vincolato alla teologia processuale, una delle fonti della nuova teologia ecologica. Questa corrente teologica ha per esempio, secondo Rosemary Radford-Ruether, molte affinità con il pensiero di Pierre Teilhard de Chardin, in particolare riguardo alla realtà della "mente" in tutte le creature, compresi i movimenti delle particelle subatomiche. Il riferimento a Teilhard è interessante considerando che anche lui parla del Cristo Cosmico e della trasparenza di Dio. "Il grande mistero del cristianesimo non è l’ap-parizione bensì la trasparenza di Dio nell’universo. Oh sì, Signore, non solamente il raggio che affiora ma il raggio che penetra. Non la tua Epifania, Gesù, ma la tua Dia-fania". In questo modo il panenteismo, evidenziando la trasparenza di Dio, diventa un vincolo tra l’immanenza (stare dentro) e la trascendenza (stare oltre), ben espresse nella classica formulazione di S. Agostino: "Tu eri all’interno di me più del mio intimo e più in alto della mia parte più alta". (...).

Il panenteismo rivela, inoltre, il profondo senso di sacramentalità di tutte le cose. Se Dio è in tutta la creazione, allora ogni creatura è segno del Creatore. Ma, in chiave escatologica, dobbiamo riconoscere un processo evolutivo incompiuto, per cui la sacramentalità sarà sempre frammentata e velata. Solo alla fine si darà il riposo sabbatico di tutta la creazione. (...).

E le comunità? E i poveri? Come trasmettere questo messaggio alle comunità? Siamo coscienti che molti dei termini menzionati possono essere difficili da trasmettere nella catechesi, nelle celebrazioni, nei gruppi di lettura della Bibbia, ecc. Ma non lo sono più di altri concetti teologici tradizionali. Un importante lavoro di divulgazione e di assimilazione è, evidentemente, necessario. Non solo come modo di reinterpretare adeguatamente il cristianesimo di fronte alle sfide attuali, ma anche perché le comunità più povere sono e saranno le più colpite, per esempio, dalle conseguenze del cambiamento climatico, come riconosce il rapporto del Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico, che può essere considerato l’opinione di consenso della comunità scientifica su questa problematica. (...).

In un dialogo con la nuova cosmologia e con l’ecologia, l’orizzonte liberatore della teologia, caratteristico della teologia latinoamericana, deve ampliarsi, riconoscendo che la creazione tutta deve essere liberata, a partire dalle comunità più vulnerabili, i poveri, gli indigeni, tenendo conto anche delle culture e delle specie che stanno scomparendo. La crisi del cambiamento climatico è un chiaro esempio che la Terra come un tutto è minacciata. Ma è anche importante riconoscere che non tutti hanno contribuito allo stesso modo né soffriranno gli effetti in ugual maniera. Per questo la dimensione di giustizia che implica, tra l’altro, il riconoscimento della responsabilità storica dei Paesi industrializzati deve essere inclusa in una riflessione teologica che assuma l’eco-logia e la nuova cosmologia. Così, insieme alla necessaria riformulazione dei contenuti dogmatici della teologia, la spiritualità e l’etica devono anch’esse adeguarsi a queste nuove sfide.

 

 

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.