Non c’è libertà senza liberazione. La nuova edizione dell’Agenda Latinoamericana
Tratto da: Adista Documenti n° 37 del 26/10/2013
DOC-2564. ROMA-ADISTA. Nulla di più semplice del concetto di libertà, eppure, allo stesso tempo, nulla di più complesso: è questa cosa «piccola e grandiosa, come il mistero della libertà di ogni persona, di ogni popolo e di tutta la storia umana», secondo le parole di dom Pedro Casaldáliga, il tema (“Libertà, libertà!”) scelto per il 2014 dall’Agenda Latinoamericana, opera aconfessionale, ecumenica e macroecumenica ideata da Casaldáliga e da José Maria Vigil (www.latinoamericana.org). «Bandiera di vita e di morte», nel cui nome «sono stati vissuti gli eroismi più belli e sono state commesse le più grandi iniquità», la libertà è declinata nell’Agenda 2014 in tutte le sue diverse sfaccettature: come condizione individuale e collettiva, privata e politica, nella sua dimensione planetaria e nella sua radice economica, o, ancora, come trasformazione sperimentata dalla religione «quando - scrive José María Vigil - è affrontata e vissuta secondo un atteggiamento adulto, libero, non sottomesso né cieco».
Ma, in ogni caso, in qualunque dimensione sia considerata la libertà, è sempre nella convinzione che o è intrecciata ai principi di uguaglianza e fraternità o non è. O è comunitaria, «un esercizio di relazioni che danno e ricevono», come scrive ancora Casaldáliga, o non è. O è politica, nella «limpida opzione» proposta dagli zapatisti, «dal basso e a sinistra», o non è. O, insomma, è frutto di un’azione di liberazione o si riduce al guscio vuoto in cui l’ha trasformata il capitalismo, un mero sinonimo di democrazia (rigorosamente concepita secondo il modello anglosassone) e di mercato, come sottolinea Frei Betto: una libertà identificata in «tutto quello che rafforza il sistema»; una libertà «associata al diritto di pochi di appropriarsi della libertà di molti» (la libertà della volpe nel pollaio); una libertà ristretta al consumismo, per cui siamo liberi solo «di volere quello che vuole il sistema», barattando l’illusione della sicurezza con la condanna a trascorrere «esistenze sprovviste di senso, idealismo e utopia».
Se, quindi, come sottolinea José María Vigil, «tutto può essere letto in chiave di libertà e, di fatto, la parola libertà è su tutte le bocche, invocata dagli uni e dagli altri, da bande opposte dello spettro sociale» («La risposta riguardo a quale libertà l’essere umano persegua - nota il leader del Movimento dei Senza Terra João Pedro Stedile - è data sulla base della classe di appartenenza nella società contemporanea in cui viviamo»), la riflessione condotta dall’Agenda 2014 affronta il tema da una prospettiva ben precisa, a partire, cioè, «dai poveri, dai piccoli, ancora una volta dal rovescio della Storia, che è l’unico modo di renderla possibile per tutti». In linea dunque con quella Teologia della Liberazione che, ricorda Jon Sobrino, ha avuto il grande merito di disseppellire il tema della libertà storicizzandolo come liberazione, e portando alla luce con questa «altre realtà che erano rimaste in un clamoroso silenzio», a cominciare dalla «realtà del peccato, di massa, storico, strutturale: furto e saccheggio, violenza e assassinio, violazioni del settimo e del quinto comandamento», realtà che «prolifera sul pianeta, in Mesoamerica e in Congo» e «passa sotto silenzio Dio. Sub specie contrarii, non parlando di idolatrie, di culto agli idoli che esigono vittime per sussistere. E in maniera diretta, non parlando del Dio della vita, di quello che ama il povero, certamente, ma che prima di tutto, come dice Puebla, esce in sua difesa contro i suoi carnefici».
E se i poveri e gli oppressi, come insiste il teologo brasiliano Francisco Aquino, sono sempre «il criterio e la misura reali dell’esercizio della libertà e dei processi di liberazione», imponendo limiti, orientamenti e priorità, non va trascurato, tra questi, quel grande povero che è la Terra sofferente, nella consapevolezza che, scrive il sociologo Pedro Ribeiro de Oliveira, la libertà ci è data non per dominare il pianeta, «ma per scegliere i cammini più adeguati al pieno sviluppo della comunità di vita della Terra», intesa come «l’enorme e complessa rete di esseri viventi del Pianeta». Esattamente come avviene nella cosmovisione dei popoli indigeni, che, evidenzia la religiosa tedesca, residente in Paraguay, Margot Bremer, non pensano alla libertà partendo dalla convinzione di essere il centro della Terra, ma, «uniti al cosmo e alla vita, sentono di esserne parte e fare parte di un tutto», assaporando «la libertà di poter aggiungere la loro parte unica nella composizione della grande sinfonia della vita».
«Gli effetti distruttivi della crescita, dell’accumulo e del progresso tecnico», afferma lo scalabriniano Alfredo Gonçalves, esigono allora «di ripensare la libertà umana non come “fare ciò che si vuole”, ma come “fare quello che conduce al bene comune”», così da evitare che si sacrifichi alla libertà del presente quella dei nostri discendenti, condannandoli «a nuove forme di schiavitù, come la desertificazione e la carestia, le catastrofi “naturali”, la contaminazione dell’aria e delle acque, il riscaldamento globale».
È, del resto, proprio all’«attività irresponsabile ed ecoassassina degli esseri umani» che è legato, ricorda Leonardo Boff, «il grande rischio per il sistema-vita e il sistema-Terra», cosicché, per non andare incontro all’abisso, si richiede «una libertà da questo sistema ecocida e biocida che tutto minaccia per accumulare e consumare ancora e ancora» e «una libertà per sperimentare alternative che garantiscano la produzione di ciò che è necessario e dignitoso per noi e per tutta la comunità di vita».
Di seguito, l’“Introduzione fraterna” di Pedro Casaldáliga, la riflessione di María López Vigil e quella della Commissione Teologica Latinoamericana dell’Asett, l'Associazione dei teologi e delle teologhe del Terzo Mondo (l’Agenda, la cui edizione italiana è curata dal Gruppo America Latina della Comunità Sant’Angelo, da Adista e dal Sal, può essere richiesta ad Adista, tel. 06/6868692, e-mail: abbonamenti@adista.it, oppure acquistata online sul sito www.adista.it). (claudia fanti)
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