Contro ogni violenza nel nome di Dio. L’emergenza Iraq interpella il mondo
Tratto da: Adista Documenti n° 32 del 20/09/2014
DOC-2653. ROMA-ADISTA. «Abbiamo la capacità di distruggere l’Isis (o Isil, ndr). Può richiedere un anno, due anni o tre. Ma accadrà. Dobbiamo attaccarli per impedire che occupino altro territorio, rafforzare le forze di sicurezza irachene e chi nella regione è pronto a cacciarli, senza impiegare le nostre truppe. Penso che questa sia una linea rossa per tutti i presenti: nessuno stivale sul campo di battaglia». Tanto ottimismo è stato dichiarato dal segretario di Stato Usa John Kerry quando ha annunciato (il 5 settembre, a conclusione del vertice della Nato in Galles) la nascita della coalizione internazionale per affrontare la crisi irachena. Dieci i Paesi “in coalizione”: Usa, Gran Bretagna, Italia, Germania, Francia, Polonia, Danimarca, Canada, Australia e Turchia, unico Paese della regione interessata dal conflitto. Due le settimane che si sono dati per individuare le modalità di intervento: «nessuno stivale» per terra ma bombe dal cielo, questo è certo. Molto probabile che i raid saranno congiunti, ma con droni come sta già avvenendo, ci si chiede, o con aerei pilotati da mano umana? Di armi ai curdi già si sa, e probabilmente anche all’esercito iracheno. Dovrebbe essere contemplato nel piano anche l’avvio di politiche finalizzate alla riconciliazione politica interna. È stato deciso che per ora la missione non si allargherà a quella parte di territorio siriano nelle mani dei jihaidisti del Califfato dello Stato Islamico. Si continuerà piuttosto a fornire armi e denaro alle opposizioni moderate, a quell’Esercito Libero Siriano (braccio armato della praticamente smarrita Coalizione nazionale anti-Assad) che l’Isis però ha ridotto all’angolo.
La Siria rimane fuori dai giochi. A Bashar el-Assad, che si era dichiarato disponibile ad una collaborazione per fermare il Califfato, ovvero il nemico comune, è stato risposto picche. Il governo di Assad è «illegittimo», ha dichiarato il primo ministro inglese David Cameron, che bisogno c’è del suo consenso per bombardare l’Isis in Siria?
Prima del vertice Nato, si era riunito a Ginevra il 1° settembre, in sessione speciale, il Consiglio dei Diritti dell’uomo dedicato all’Iraq. Vi ha preso la parola anche l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi. Ha sollecitato «passi concreti con urgenza e decisione per fermare l’aggressore ingiusto», «ristabilire una pace giusta», proteggere «i gruppi più vulnerabili della società» e ha chiesto a «tutti gli attori regionali e internazionali» di «condannare esplicitamente il comportamento brutale, barbaro e incivile» del «cosiddetto “Stato islamico”». Contro di esso deve essere messo in atto «il blocco del traffico di armi e del mercato petrolifero clandestino», e di «qualsiasi sostegno politico indiretto». «Ciò che succede oggi in Iraq» potrebbe «succedere domani in altri luoghi. L’esperienza ci insegna – ha affermato con determinazione – che una risposta insufficiente o, peggio ancora, l’inazione totale, si traduce spesso in un ulteriore aumento della violenza. Un fallimento nella protezione di tutti i cittadini iracheni, lasciando che diventino vittime innocenti di questi criminali» avrà «conseguenze tragiche per l’Iraq, per i Paesi vicini» e per l’intero mondo, nonché «per la credibilità di quei gruppi e individui che si sforzano di sostenere i diritti umani». In particolare, i leader delle diverse religioni devono «chiarire che nessuna religione può giustificare questi crimini moralmente riprovevoli, crudeli e barbari».
Intanto è giunta dal territorio iracheno la testimonianza delle suore domenicane di Santa Caterina da Siena che risuona del «grido dei poveri e degli innocenti»: si faccia in modo che il mondo lo ascolti, chiedono. Dal territorio italiano giunge invece l’appello dei promotori della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico (v. Adista Notizie n. 31/14) «contro ogni violenza e guerra nel nome di Dio». Li riportiamo qui di seguito. (eletta cucuzza)
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