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Francesco e la conversione del papato

Francesco e la conversione del papato

Il discorso di papa Francesco, del 17 ottobre scorso, sulla decentralizzazione della Chiesa ha generato diverse reazioni. Tra le tante abbiamo scelto quella del teologo spagnolo José María Castillo, apparsa il 18 ottobre sul suo blog. Ve la proponiamo di seguito in una nostra traduzione dallo spagnolo.


Papa Francesco lo ha detto chiaramente: è necessaria ed urgente la “conversione del papato”. Non si tratta, ovviamente, del fatto che il papa si debba convertire. Francesco non ha detto questo riferendosi ad una persona – il papa, appunto – ma affermando che è un’istituzione – il papato – a dover cambiare, a doversi organizzare e a dover funzionare in un altro modo, in maniera diversa da come ha funzionato fino ad oggi.

Lo stesso Francesco ha spiegato ieri (17 ottobre, ndt), durante il Sinodo, in cosa dovrebbe concretizzarsi questo cambiamento. Quello che il papa considera urgente cambiare nella Chiesa è l’esercizio del potere. Nella fattispecie, l’esercizio del potere da parte del papato. Si tratta di “decentralizzare” il modo di governare. Perché la Chiesa torni ad essere governata così come lo è stata per quasi 1.000 anni, fino al X secolo. All’epoca, il governo ordinario delle Chiese locali, regionali e nazionali era esercitato dai Sinodi di ogni regione o di ogni Paese. Solo in circostanze straordinarie e per questioni che non potevano essere risolte in ambito locale interveniva il vescovo di Roma, che per secoli rifiutò di farsi chiamare “papa”, questione  sulla quale insiste con parole forti papa Gregorio I, San Gregorio Magno (VI secolo).

Non sarebbe saggio precisare ora come questo avverrà. E come si organizzeranno le cose della Chiesa nei prossimi anni. Sia come sia, una cosa è certa: la Chiesa non può continuare a vivere nell’enorme contraddizione nella quale vive adesso, in quest’ordine di cose. Non è inconcepibile che l’autorità ufficiale, che oggi parla nel mondo nel nome di Gesù e del suo Vangelo, sia l’unico monarca assoluto che esiste in Europa? Con quale autorità questo monarca può spiegare il Vangelo, nel quale “i primi devono farsi ultimi”? Come può dire alla gente che i discepoli di Cristo non possono esercitare il potere come lo esercitano i grandi ed i potenti di questo mondo? (Mc 10,35-45; Mt 20,20-28; Lc 22,24-27). E continuerà a dire questo un capo di Stato che accetta (secondo il Diritto Canonico) di essere l’unico uomo sulla Terra a detenere una potestà “suprema, piena, immediata e universale, che può esercitare sempre liberamente”? (can. 331, 2).

Il papato si attribuisce un potere che non è come quello dei “capi dei popoli”, ma addirittura più forte di tutti gli altri poteri. Che senso ha allora la proibizione del Vangelo: “Non deve essere così tra di voi” (Mc 10,43; Mt 20,26)?

Impressionano la lucidità e l’onestà di Francesco. Come impressionano (forse anche di più) la cecità e l’ipocrisia di coloro che insistono nel dire che Francesco sarà la rovina della Chiesa. La conversione del papato sarà difficile, ma più difficile ancora sarà la conversione dei farisei. Perché sono coloro che si sentono più sicuri di possedere la verità.

* Immagine di Calixto N. Llanes, tratta dal sito Flickr, licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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