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Ora sì che siamo il 99%. La dittatura dei 62 supermiliardari

Ora sì che siamo il 99%. La dittatura dei 62 supermiliardari

I 62 supermiliardari più ricchi del mondo hanno una ricchezza equivalente a quella della metà più povera della popolazione mondiale: è quanto emerge dal rapporto che Oxfam ha diffuso il 18 gennaio scorso, in coincidenza con l’annuale World Economic Forum che si tiene questa settimana a Davos. Lo studio indica tra l’altro che la ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale - circa 3,6 miliardi di persone - è scesa del 41% dal 2010 a oggi, mentre il patrimonio delle 62 persone più ricche del pianeta è aumentato di oltre 500 miliardi di dollari, arrivando così ad un totale di 1.760 miliardi di dollari. «Non ci sono mai stati nel mondo tiranni e dittatori dotati di un potere simile - è l'analisi di José Maria Castillo - mai dal loro comportamento sono derivate conseguenze così distruttive a livello mondiale, mai sono state prodotte tanta devastazione, tanta umiliazione, tanta disuguaglianza, tanta sofferenza e tanta morte». «Non denuncio la perversione morale dei più ricchi e dei loro collaboratori», prosegue il teologo spagnolo: «Denuncio la perversione del sistema. E denuncio, pertanto, quanti auspicano che questo sistema funzioni meglio. Perché questo equivale a desiderare che aumentino la disuguaglianza, la sofferenza e la devastazione». Di seguito, in una nostra traduzione dallo spagnolo, il testo integrale dell'intervento di José Maria Castillo apparso su Religión Digital il 19 gennaio scorso.


Il 18 gennaio scorso si è reso noto il tutto il mondo il rapporto dell’Oxfam dal titolo: “Un’economia al servizio dell’1%”. Ciò significa che si è gestita l’economia mondiale in maniera tale da trasformarla nel sistema economico, politico e giuridico più violento e canaglia che abbia conosciuto la storia della umanità. Non ci sono mai stati nel mondo tiranni e dittatori dotati di un potere simile, mai dal loro comportamento sono derivate conseguenze così distruttive a livello mondiale, mai sono state prodotte tanta devastazione, tanta umiliazione, tanta disuguaglianza, tanta sofferenza e tanta morte.

Non stiamo parlando dei campi di sterminio della seconda guerra mondiale. Ciò che abbiamo di fronte a noi, ciò che è dinanzi agli occhi di tutti, sono nazioni e continenti di sterminio, in cui le 62 persone più ricche del mondo (e i loro più stretti collaboratori) sanno che potranno continuare ad accumulare ricchezza sulla base del fatto che più di 3 miliardi di esseri umani vedono ridursi ogni anno di più le proprie possibilità di continuare a vivere. Con una sconvolgente aggravante. Non si tratta solo di dimezzare la popolazione mondiale. Quello che stiamo vivendo è che si sta consumando un genocidio che nessuno ha potuto immaginare e che si sta accettando persino il fatto che il pianeta venga distrutto, inevitabilmente e per sempre.

Non denuncio la perversione morale dei più ricchi e dei loro collaboratori. Denuncio la perversione del sistema. E denuncio, pertanto, quanti auspicano che questo sistema funzioni meglio. Perché questo equivale a desiderare che aumentino la disuguaglianza, la sofferenza e la devastazione.

D’altra parte – e questo è l’aspetto più importante che voglio evidenziare qui – mi chiedo se in questo disastro le religioni abbiano una qualche responsabilità. Altroché se ce l’hanno. A causa della responsabilità che in questo spaventoso disastro ricade sulle persone che si definiscono credenti. A causa del nostro silenzio di fronte alle autorità civili e religiose. Perché frequentemente “legittimiamo” il sistema collaborando con esso. Perché utilizziamo la religione, con i suoi rituali e le sue cerimonie, per tranquillizzare le nostre coscienze. E, se a tutto questo aggiungiamo la coscienza di sottomissione e subordinazione che comporta l’esperienza religiosa, si comprende come le gerarchie dominanti in ogni tradizione religiosa si vedano legittimate a vivere nella contraddizione, come indicano i tanti rappresentanti gerarchici che, in troppi casi, vivono esattamente il contrario di quello che rappresentano e predicano.

La conseguenza che ne deriva è sempre più preoccupante. Le religioni hanno deviato verso sistemi di potere che, nella situazione attuale, se vogliono conservare le condizioni in cui vivono ora, non hanno altra soluzione che calarsi nell'infame contraddizione del sistema dominante. E continuerà a essere così, per quanto le religioni predichino il contrario o pubblichino documenti di protesta e di denuncia. Finché noi credenti non ci opporremo a questo sistema devastante, inevitabilmente ci renderemo complici dei suoi effetti di distruzione e di morte.

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