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Pistoia: chiese aperte alla preghiera dei rifugiati musulmani? Ultracattolici promettono battaglia

Pistoia: chiese aperte alla preghiera dei rifugiati musulmani? Ultracattolici promettono battaglia

Tratto da: Adista Notizie n° 13 del 02/04/2016

38500 PISTOIA-ADISTA. «La preghiera non ha mai ucciso nessuno», che sia cristiana o di qualsiasi altra confessione di fede. Di questo è fermamente convinto don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro, periferia ovest di Pistoia. Tanto che, in compagnia di don Alessandro Carmignani (parroco a Marliana, piccolo Comune nella provincia pistoiese), con il parere positivo della comunità e del consiglio pastorale parrocchiale, e supportato dall'associazione “Virgilio-Città futura” accreditata presso la prefettura, ha ideato un progetto di accoglienza che, a metà aprile, vedrà arrivare 18 profughi, i quali saranno dislocati nelle parrocchie di Vicofaro, Marliana e Ramini (località alle porte di Pistoia). Il parroco di Vicofaro ha parlato di un'accoglienza integrale che, oltre ad offrire ai rifugiati un pasto e un tetto sotto cui poter dormire, miri ad integrarli nel tessuto sociale e culturale del territorio. Tra l’altro Biancalani aveva sollevato la questione del reperimento di luoghi idonei per la preghiera dei migranti, ventilando anche la possibilità di mettere a disposizione alcuni spazi interni della chiesa, per consentire agli ospiti di esercitare il culto, lontano da ogni forma di degrado ed emarginazione. Cosa che farebbe certo al caso dei 20 rifugiati, ma che nel progetto del parroco darebbe vita anche ad un virtuoso processo di scambio, conoscenza reciproca e collaborazione tra fedi diverse. «Che problema c'è?», si era chiesto don Massimo, il quale però pare abbia fatto i conti senza l'oste.

In prima battuta, il progetto della preghiera condivisa ha incontrato il pollice verso del vescovo mons. Fausto Tardelli il quale, appresa la notizia dai media, ha messo i puntini sulle “i”, dichiarando che «la doverosa, necessaria e rispettosa accoglienza delle persone che professano altri culti e religioni non si fa offrendo spazi per la preghiera all'interno delle chiese destinate alla liturgia e all'incontro della comunità cristiana».

In seguito, l'iniziativa ha smosso anche le coscienze di alcuni “campioni di cristianità” della destra italiana. Il 21 marzo, in una sorta di fatwa sul suo blog, il grande convertito Magdi Cristiano Allam ha condannato l'iniziativa, accusando i due parroci di accogliere i «18 clandestini» per poter accedere ai 35 euro al giorno messi a disposizione dal Ministero dell'Interno. A conti fatti, dice Allam, i due preti andranno ad intascare 18.900 euro al mese, e saranno «tutti soldi pagati dagli italiani». «Cari amici – incalza Allam – se è massimamente sbagliato per un sacerdote trasformare la chiesa in un luogo di preghiera islamica, è deprecabile che ciò avvenga per lucrare sulla pelle di tanti italiani che vivono in condizioni di crescente sofferenza economica. Cari amici, un vero cristiano non può legittimare in alcun modo l'islam come religione». «Un vero cristiano aiuta il prossimo disinteressatamente, cominciando da chi sta più vicino, ossia gli italiani». Questi sacerdoti, è l’affondo finale, spianano «la strada alla nostra sottomissione all'islam». Secca la risposta di don Massimo su Facebook: «Caro signor Magdi Allam prima di scrivere bischerate (come si dice dalle nostre parti) venga a vedere cosa le nostre parrocchie di Vicofaro-Ramini e Marliana fanno da anni per gli italiani impoveriti!».

Invettive e minacce ben più pesanti sono state scagliate ai due parroci attraverso telefonate, email e commenti Facebook. Rimostranze che, se da un lato fanno sorridere per i contenuti dai toni oltremodo coloriti e deliranti, dall'altro inquietano per la carica di violenza verbale che si trascinano dietro. «Traditore di Cristo e degli italiani», accusa il firmatario di una lettera che lo stesso parroco di Vicofaro ha pubblicato sul suo profilo Facebook il 20 marzo scorso: «La religione musulmana non è una religione qualsiasi, con cui “ecumenicamente” integrarsi. È una religione, come quella ebraica, che nega la divinità di Cristo ed esiste in quanto tale! Tu non puoi e non devi permettere che un musulmano oltraggi ed offenda una chiesa cristiana con la sua presenza. Traditore, vergognati e pentiti! Finché sei ancora in tempo!».

Alle minacce ricevute don Massimo ha replicato in varie sedi. «Il nostro è solo un umile tentativo di mettere in pratica il Vangelo», ha dichiarato in un'intervista all'emittente radiofonica toscana Controradio. «L'accoglienza è un dovere di tutti i cittadini e soprattutto dei cristiani. Gesù stesso esplicitamente ci dice che il giudizio divino è sulle opere di carità: se avremo dato da mangiare agli affamati o da bere agli assetati... E se avremo ospitato lo straniero. Questa è un'esigenza evangelica fondamentale che purtroppo nelle chiese si rammenta poco».

Nei giorni in cui i due preti ricevevano invettive e minacce, sono stati in molti ad esprimere solidarietà a don Massimo e don Alessandro. Tra gli altri, anche Vannino Chiti, senatore del Pd di origine pistoiese, ha detto la sua: i due mettono «in pratica il messaggio di papa Francesco», ha scritto in un post del 21 marzo sul suo blog. «È fuor di dubbio che sia un atto mosso da solidarietà, fratellanza e integrazione, principi che dovrebbero caratterizzare la vita quotidiana di tutti noi. Chi predica odio e intolleranza tradisce non solo il messaggio evangelico ma i valori fondamentali della civiltà e della convivenza, contribuendo così alla dissoluzione della nostra società».

* Immagine di DVIDSHUB, tratta dal sito Flickr. Licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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