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Non per acquisire autorità, ma per promuovere umanità

Non per acquisire autorità, ma per promuovere umanità

Tratto da: Adista Notizie n° 28 del 29/07/2017

Giovanni Franzoni benedettino, abate dell’abbazia di San Paolo a Roma, il più giovane padre conciliare italiano nelle due ultime riunioni del Vaticano II, promotore di una comunità di laici, donne e uomini, impegnati con lui a realizzare la Chiesa del Concilio, fu dimesso dallo stato clericale per volontà di Paolo VI subito dopo che, nelle sue omelie domenicali discusse preliminarmente con la sua comunità, aveva aggiunto alle sue sistematiche critiche sui mali della società anche analisi e giudizi su quelli dell’istituzione ecclesiastica.

La terra è di Dio, lettera pastorale contro la diffusa speculazione fondiaria con la complicità della Dc e dei suoi sostenitori cattolici, fu il suo ultimo atto ufficiale. Pubblicata nel 1973 dalla cooperativa Com, editrice del settimanale omonimo (nato a Bologna per iniziativa di alcuni giornalisti espulsi dalla redazione della prestigiosa rivista dei dehoniania Il Regno e trasferiti a Roma con il decisivo sostegno delle comunità cristiane di base) rappresentò una tappa importante nella vita dell’ex abate. Inserì infatti Giovanni, con il suo prestigio, non solo all’interno del nascente movimento dei cristiani di base, ma anche nell’alveo di un rinnovato ecumenismo, anch’esso di base. Questo è uno dei campi che Franzoni ha molto coltivato, senza gesti clamorosi, con i suoi scritti e le sue scelte caratterizzate sempre da una ricerca teologica impegnata a fare del messaggio evangelico un decisivo contributo alla costruzione di una società capace di vivere in pace la dimensione planetaria. 

Anche nell’esercizio della cittadinanza politica il suo impegno è stato esemplare per la coerenza con cui ha vissuto la distinzione fra politica e religione nella dimensione della laicità, riconoscendo il diritto-dovere dello Stato di scegliere in piena autonomia una normativa per la famiglia rispettosa delle idee e dei valori condivisi dalla maggioranza dei cittadini, anche se non accettati dalla morale cattolica. Non ha mancato, perciò, di far sentire il suo impegno per la difesa delle leggi sul divorzio e sull’aborto, così come mai ha sconfessato la sua adesione alla politica del Partito comunista, con cui fu giustificata la dimissione dallo stato clericale.

Non scoraggiato dalle gravi menomazioni imposte dalle condizioni della sua salute, specialmente la perdita della vista, ha continuato a vivere la vita della sua comunità e del movimento delle Comunità cristiane di base, Cdb, fino all’ultimo giorno: la domenica prima di morire, stanco e sofferente, era là a portare il suo contributo alla riflessione durante l’eucarestia comunitaria. 

Non è certo che fra qualche decennio un papa andrà a inginocchiarsi sulla sua tomba, come Francesco ha fatto su quelle di Mazzolari e di Milani. È certo però che, chi vorrà scrivere con onestà la storia della Chiesa italiana degli ultimi decenni, non potrà prescindere dalla testimonianza, dalla ricerca teologica, dai comportamenti e dagli insegnamenti, affidati a numerosi volumi, di Giovanni Franzoni.

Chi, invece, vorrà solo continuare la sua opera dovrà sentirsi, come lui, cristiano/a fedele all’impegno di evangelizzare costruendo il Regno, rifuggendo, cioè, dalla tentazione di usarne l’annuncio per acquisire consenso e potere. 

Giovanni il potere ha saputo lasciarlo, immergendosi in quella parte di umanità che, sfuggendo a ipocriti irenismi, affronta quotidianamente la lotta per evitare che i poveri siano sfruttati, i deboli siano oppressi e le minoranze siano emarginate. È questa la giustizia, fondamento della carità, che Franzoni ha esercitato segnando un confine insuperabile con chi, fra i cristiani, la considera strumento di promozione ecclesiale: la Chiesa si costruisce per promuovere umanità; non per acquisire autorità, tanto meno privilegi.

* Marcello Vigli è delle Comunità Cristiane di Base italiane

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