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Testamento biologico tra immobilismi legislativi e nuovi elementi di dibattito

Testamento biologico tra immobilismi legislativi e nuovi elementi di dibattito

Tratto da: Adista Documenti n° 38 del 04/11/2017

DOC. 2879 ROMA-ADISTA. Approvato a grande maggioranza (326 sì, 37 no, 4 astenuti) dalla Camera dei deputati lo scorso 21 aprile, il Disegno di legge sulla Dat (Dichiarazione anticipata di trattamento), ovvero il cosiddetto testamento biologico, giace impantanato al Senato (al 26 ottobre si registrano persino le dimissioni della senatrice del Pd Emilia De Biasi, presidente della Commissione Sanità, dal suo incarico di relatrice) e rischia di decadere con la legislatura ormai agli sgoccioli, a meno che non venga discusso e messo ai voti prima che, nella prossima primavera, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sciolga il Parlamento. I quattro senatori a vita (Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano e Carlo Rubbia) chiedono di approvare la legge il più presto possibile. I sindaci di 27 città – fra cui Virginia Raggi (Roma), Giuseppe Sala (Milano), Luigi De Magistris (Napoli), Chiara Appendino (Torino), Leoluca Orlando (Palermo), Federico Pizzarotti (Parma), Filippo Nogarin (Livorno) – hanno sottoscritto l’appello promosso dall’associazione radicale “Luca Coscioni” che chiede che «il Ddl sul “Consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento” sia trasmesso in Aula per il voto senza ulteriori modificazioni, al fine di non lasciare senza risposta le attese e le speranze di tanti cittadini».

Dall’altra parte l’opposizione di centro-destra di Lega, Forza Italia e Alternativa popolare (3mila emendamenti ostruzionistici presentati in Commissione per ritardare l’approdo nell’aula di Palazzo Madama), spalleggiata da una parte consistente dell’area cattolica che può contare anche sul megafono del quotidiano della Conferenza episcopale italiana Avvenire, fa le barricate contro il provvedimento.

Ma c’è anche un’altra fetta di mondo cattolico, non meno piccola né meno importante, che invece sostiene la legge. Come il movimento Noi Siamo Chiesa, che ritiene il testo «complessivamente equilibrato, ragionevole e condivisibile con alcune riserve» e che si rivolge alla “nuova” Cei guidata dal card. Gualtiero Bassetti, perché abbandoni il muro contro muro e scelga «l’ascolto e il rispetto» piuttosto che «la diffidenza e la paura di “derive eutanasiche” che non trovano alcun fondamento reale nel dettato della legge e neanche nelle intenzioni della gran parte di quelli che la appoggiano». E allargando il campo ai cristiani, questa estate, durante il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi, è stato presentato un documento, approvato anche dai battisti (“È la fine, per me l’inizio della vita”. Eutanasia e suicidio assistito: una prospettiva protestante) che non apre in maniera indiscriminata all’eutanasia e al suicidio assistito, ma li ritiene praticabili, anche per un cristiano, soprattutto se le cure palliative si dimostrano poco efficaci (v. Adista Notizie n. 29/17).

Pubblichiamo la riflessione di Noi Siamo Chiesa, e un intervento di Roberto Fantini, docente di Filosofia esperto di questioni etiche, autore del libro Vivi o morti? Morte cerebrale e trapianto di organi: certezze vere e false, dubbi e interrogativi (Edizioni Efesto,Roma 2015,  pp. 193, 12€) che affronta il nodo della «morte cerebrale» in relazione alle ultime scoperte scientifiche che negano l’irreversibilità del coma, riaprendo il dibattito sulla prosecuzione della coscienza.

* Foto dell'archivio dell'associazione “Luca Coscioni", scattata il 15  luglio 2004, tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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