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Salvini giura sul Vangelo. Ma sbatte contro la Chiesa

Salvini giura sul Vangelo. Ma sbatte contro la Chiesa

Tratto da: Adista Notizie n° 9 del 10/03/2018

39274 ROMA-ADISTA. Il gesto del leader leghista Matteo Salvini – che nel corso di un comizio elettorale a Milano ha pronunciato il suo “giuramento” da premier sul vangelo e con il rosario in mano – ha dato una scossa a un mondo cattolico che è sembrato decisamente in crisi di fronte alla scelta del voto. «Mi impegno e giuro di essere fedele al mio popolo – ha “proclamato” Salvini – lo giuro ai 60 milioni di italiani e di farlo rispettando gli insegnamenti contenuti nella Costituzione e nel sacro Vangelo. Io lo giuro, lo giurate con me? Andiamo a governare, riprendiamoci il Paese». Il giorno stesso, su Formiche.net è comparsa una ricca rassegna delle prime reazioni a firma di Francesco Gnani.

Il primo a intervenire è stato l’arcivescovo di Milano Mario Delpini: «Nei comizi si parli di politica». Poi c’è stato il duro appunto del direttore de La Civiltà Cattolica, p. Antonio Spadaro, che ha lanciato il suo allarme per la formazione di inediti «fondamentalismi evangelicali e integralismi cattolici» in cui la politica si arrogherebbe la pretesa di esternare giudizi morali di carattere sempre più assoluto. «Questo nostro articolo, purtroppo, si rivela utile anche oggi per capire perché un uomo politico usi il #Vangelo e il #Rosario come strumento di propaganda», annota ancora il gesuita su Twitter. «L’ossimoro vivente… ma ha letto cosa c’è scritto dentro? Siamo tutti un po’ cauti nel pensare di avere la verità in mano… c’è chi non ha dubbi», scrive sempre su Twitter l’economista Leonardo Becchetti, firma del quotidiano Avvenire. Su Facebook Massimo Faggioli, teologo della Villanova University, ha tuonato contro «l’uso blasfemo di simboli cristiani da parte della “politica della paura”».

Per quanto riguarda altre reazioni, è da segnalare l’articolo di Luciano Regolo, che su Famiglia cristiana ha usato parole chiare: «Tutti i credenti, nel senso autentico del termine, non possono non sentirsi offesi per l’abuso del Vangelo e del rosario, agitati dal leader dei leghisti (non lo nomino volutamente) nel corso di un grottesco giuramento da premier “in pectore” sabato scorso durante il comizio in Piazza del Duomo». E ancora: «Il Vangelo è la Parola di Dio, un dono per la salvezza dell’anima e il rosario uno strumento di preghiera intima, che non si impugna nei comizi. Neppure se, come lui dice, gli è stato donato da un sacerdote ed è opera di una donna che ha lottato in strada e poi si è redenta grazie a una comunità. Fa bene la Chiesa a porre un argine a simili scempi». Due giorni dopo il comizio sono arrivate anche le prese di posizione della gerarchia. Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, senza fare riferimento direttamente a Salvini, ha preso di mira lo «sciacallaggio politico sulla pelle dei migranti». Degna di nota è anche l’intervista a mons. Gian Carlo Perego, vescovo di Ferrara, che ai giornalisti di Repubblica ha parlato di leader che in maniera contraddittoria si presenta col Vangelo e col rosario e dall’altro lato predica la non accoglienza e il rifiuto dell’altro: ieri il meridionale, oggi lo straniero. Leitmotiv della storia politica della Lega». Per poi precisare: «È il chiaro tentativo di compiere un salto, all’ultimo miglio dal voto. Dimenticando la storia però: la Lega, se in alcuni casi ha anche accolto e fatto proprie alcune preoccupazioni relative ai temi della vita e della famiglia, in realtà per quel che riguarda il tema del pluralismo religioso, dell’accoglienza, della solidarietà, si è assolutamente distanziata dalle esperienze del cattolicesimo sociale».

Tra le (poche) voci di parere opposto, quella del giornalista di Libero Antonio Socci, che giudica il gesto di Salvini come «all’opposto di Matteo Renzi che – quando fece approvare le “unioni civili” – dichiarò di aver giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo, quindi opponendo l’una all’altro. A me pare invece che le radici cristiane siano evidenti nella nostra Costituzione e contrapporla al Vangelo, come fa Renzi, significa spazzar via Vangelo e Costituzione».

Nei giorni seguenti è arrivata anche la replica di Salvini, che si è dichiarato del tutto indifferente alle polemiche: «Sciacallaggio politico? Con Renzi, Boldrini, Bonino che fanno comizi in chiesa? Mi spiace se qualcuno si è offeso ma ho fatto un gesto col cuore. Poi, se qualcuno preferisce impegnarsi sul Corano o su altro – ironizza Salvini – io però vado orgoglioso di una tradizione che qualcuno ha negato in Europa». Insomma, una polemica aspra, a poche ore dal voto, che ha confermato la distanza dei vertici della Chiesa italiana, e della maggioranza degli intellettuali cattolici, dalla Lega, dalle destre e dai loro sforzi per strumentalizzare la fede come elemento elettoralistico e identitario. Uno dei pochi segnali chiari una fase politica decisamente difficile (e non solamente per la Chiesa).  

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