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L’alba possibile nella grande confusione

L’alba possibile nella grande confusione

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 12/05/2018

So bene che il personaggio è andato (e giustamente) fuori moda, ma una frase di Mao può venir buona in questo frangente: «Grande è la confusione sotto il cielo».

I risultati elettorali non hanno prodotto una maggioranza certa e determinata e il gioco delle alleanze possibili si è presto interrotto. L’impressione è che un’asse 5 stelle/ Lega fosse non del tutto sgradito ai rispettivi elettorati. Ma la fedeltà di Salvini a Berlusconi ha reso per ora impossibile il connubio. Dall’altro lato, più che incompatibilità programmatiche, sembra abbiamo avuto un ruolo determinante ad impedire un accordo la contrapposizione tra PD e M5S dei mesi precedenti, peraltro espressa per convenienza elettorale: è proprio il movimento di Grillo, insieme all’astensione, ad aver maggiormente eroso il consenso elettorale ai Dem. Difficile pensare che un partito ancora saldamente in mano alla componente renziana possa consentire la presidenza del Consiglio a Di Maio. Non sembra possibile altro esito che il ritorno alle urne. Con lo stesso sistema elettorale, chiaramente inefficace, si spera di no. Chi dovrebbe però nel caso proporne uno diverso? Con quale maggioranza parlamentare? Una nuova legge elettorale cercherà molto probabilmente di abbassare il risultato percentuale che consente l’accesso al premio di maggioranza, con la conseguenza di consegnare il governo del Paese ad una parte politica che può essere di fatto – vista la crescente astensione elettorale – del tutto minoritaria. Evocare lo spettro del risultato delle politiche del 1933 in Germania non mi sembra azzardato. A monte sta una questione, che parrà al lettore accessoria, a mio parere necessaria: la manifesta ignoranza politica (e non solo) dell’elettorato italiano. I partiti dovrebbero davvero rimettersi a proporre formazione di base ai propri simpatizzanti, da cui far scaturire donne e uomini che siano in grado di assumere ruoli amministrativi in maniera competente. Per chi legge e si considera di sinistra, si fa riferimento alla grande storia da cui proviene la tradizione social comunista, ma anche i cattolici transitati per il partito di ispirazione cristiana sanno quanto era rilevante questa componente della proposta politica. Ma, intanto, direte voi, che fare, che aspettarsi? Ho l’impressione che la traversata del deserto sarà lunga. Bisogna attrezzarsi ad un percorso impervio, in cui molti diritti fondamentali delle persone saranno messi in discussione e negati, e i rigurgiti neofascisti, razzisti e omofobi saranno sempre più numerosi ed inquietanti. Da questa contrapposizione social culturale può scaturire il prossimo gruppo di consapevolezza e azione politica, buono non solo per una ostinata opposizione, ma anche per governare un domani questo Paese. Culturalmente e sul piano di impegno, responsabilità e competenza mi rifiuto di pensare che siamo così destrutturati da non essere in grado di accettare questa sfida, e di vincerla. Certo, è il momento di serrare le file, escludere tatticismi e ricominciare a ragionare politicamente a partire dalle ragioni di esclusi, minoranze, realtà non garantite, persone in condizione di povertà e di marginalità. Lavorare con le persone, fuori dalle segreterie. Riconvertire i partiti a realtà di impegno sociale di base, capaci di riflettere criticamente sui contesti e le proprie azioni.

La citazione con cui comincia la mia riflessione va completata. Il Grande Timoniere è stato un criminale, ma certamente non uno sciocco. Aggiungeva infatti alla notazione su quanto grande sia questa confusione: «Perciò la situazione è favorevole». Nonostante tutto, mi sento di dargli ragione. Sta a noi far scaturire dal buio un’alba ulteriore. Mai da dare per scontata, ma nemmeno impossibile.

* Andrea Bigalli è parroco a Sant’Andrea in Percussina (Fi) e referente di Libera per la Toscana

 

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