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Bergamo Pride. Una festa di tolleranza e fraternità

Bergamo Pride. Una festa di tolleranza e fraternità

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 21 del 09/06/2018

Otre ad essere stato membro del Centro Giovanile S. Giorgio di Bergamo e di diverse associazioni di volontariato e di alcune anche presidente, sono attualmente il tesoriere del Comitato che ha organizzato il primo Bergamo Pride, svoltosi in una città notoriamente chiusa e conservatrice, che ha mobilitato in nome della libertà di amare e dello slogan “Educare alle differenze per combattere l’odio” più di 8.000 persone di ogni credo, razza e orientamento sessuale.

Personalmente, sebbene non appartenga alla comunità LGBTIQ, ho ritenuto non solo di aderire genericamente ma di partecipare attivamente all’organizzazione dell’evento e di un ricco calendario di manifestazioni e incontri accomunati dall’obiettivo di sensibilizzare ed educare perché è necessario, come individuo e come credente, rompere quel muro di pregiudizio che spesso sconfina nell’odio per tutto ciò che è diverso da noi e quindi destabilizza le nostre convinzioni o stili di vita.

Ho intrapreso inoltre questo impegno per una vicinanza d’animo ad una vasta comunità di cristiani che vivono ancora con terrore e senso di colpa il proprio orientamento sessuale proprio a causa dell’atteggiamento discriminante e colpevolizzante di talune gerarchie della Chiesa e di taluni fedeli e che vorrebbero vivere alla luce del sole i propri affetti con la naturale accettazione bene espressa da papa Francesco quando dice «chi sono io per giudicare?».

La manifestazione, sostenuta dal Comune di Bergamo, dalla Provincia, da parecchi partiti ed organizzazioni politiche e loro rappresentanti, associazioni di volontariato e singoli cittadini, si è svolta il 19 maggio ed è stata un successo incredibile, oserei dire epocale, per la gioia, la pace, la compostezza e la tolleranza con la quale si è svolta e per l’estrema simpatia e partecipazione estemporanea dimostrata anche da molti passanti di cui ci hanno dato atto tutte le autorità coinvolte e le stesse forze dell’ordine.

Questo perché, in modo gioioso e tutt’altro che volgare, si rivendicava una maggiore tolleranza verso la diversità che è una ricchezza per la nostra società ormai vecchia, cinica ed egoista. A maggior ragione per noi che ci dichiariamo cristiani dovrebbe dare anche una motivazione in più al nostro sentirci fratelli senza discriminazioni di sorta, uniti dal precetto della nostra fede «amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». Tale precetto però pur essendo a parole condiviso ma scarsamente praticato da molti cattolici, persino all’interno della Chiesa, è osteggiato da un ridotto ma agguerrito gruppo di cattolici conservatori che si ritengono depositari della vera fede che si riduce ad uno sterile culto formale e che siedono in alcuni importanti ruoli o posti chiave.

A dimostrazione di ciò è eclatante il fatto che la principale testata locale, L’Eco di Bergamo, coscientemente si è rifiutata di pubblicare, se non in una nota di ridottissime dimensioni, l’evento epocale che si è svolto favorendo invece a piena pagina un’altro evento contemporaneo ovvero il passaggio delle auto di ricchi collezionisti delle “Mille Miglia” e una serie di altre deliziose notiziole di contorno sull’alluce valgo e il cartello inglobato da un albero.

Non si è trattato di una scelta di redazione casuale o di un incidente di percorso ma dell’oscuramento volontario di un mese di eventi, incontri con le scuole e con le associazioni, spettacoli, conferenze, convegni, presentazioni di libri che sono passati del tutto inosservati per i lettori della testata contravvenendo a uno dei principali compiti del giornalista, ovvero informare.

Non solo, ma a seguito delle montanti proteste dei cittadini e degli organizzatori persistono tuttora nel rivendicare tale scelta, in contrasto con tutte le altre testate laiche come il Corriere della sera, Il Giorno, Bergamonews, ecc., sostenendo un diritto al silenzio ma di fatto censurando una o più notizie di cronaca sgradite con la motivazione «Ma non è amplificando un corteo (che richiama più sfilate di altro genere anziché la volontà di porre seriamente l’accento su una questione tanto delicata) che il confronto si alimenta». Ignorano così di proposito il tema trattato ovvero “Educare alle differenze per combattere l’odio” che è sicuramente, usando i loro termini, «porre seriamente l’accento su una questione tanto delicata».

Ovviamente c’è, nella difesa di tale scelta, una palese opportunistica vicinanza con posizioni politiche specifiche e gruppi cattolici tradizionalisti e conservatori che avevano già tentato addirittura di istituire una veglia riparatrice presso la locale chiesa dei frati cappuccini contro la manifestazione, non entrando neppure lontanamente nel merito del tema stesso proposto dall’evento.

Concludo quindi ribadendo che c’è ancora molta strada da percorrere e molti atteggiamenti discriminatori da emendare affinché taluni ambienti cattolici inizino davvero ad avere un atteggiamento pienamente cristiano nei confronti della diversità. L’orientamento sessuale, il colore della pelle, la cultura, il censo, la disabilità sono per molti occasioni di scandalo se non di odio e disprezzo e non di serena e fraterna accettazione.   

Logo [ritagliato] di Bergamo Pride tratto dal sito Bergamo Pride

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