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Schedatura dei rom? Ancora campagna elettorale sulla pelle degli ultimi

Schedatura dei rom? Ancora campagna elettorale sulla pelle degli ultimi

Sono state pronunciate molte reazioni indignate contro l'ultima sparata del ministro Matteo Salvini, quella proposta di schedatura dei rom (seguita dall'inquietante ammissione, «quelli italiani purtroppo dobbiamo tenerceli») facile link temporale ai periodi più bui della storia del nostro Paese. L'ossessione contro migranti, profughi, Ong e rom – il core business del partito che ha consentito alla Lega e al suo leader lo storico risultato – monopolizza l'azione e l'immagine del sedicente “governo del cambiamento” e, stando ai sondaggi, continua a fagocitare consensi (quelli del centrodestra ma evidentemente anche quelli della destra grillina) in favore del ministro, che intanto ne spara una più grossa dell'altra, senza argini, in un'eterna campagna elettorale che si gioca sempre sulla pelle dei più deboli.

Secondo la presidente dell'Arci, Francesca Chiavacci, «Salvini, non potendoli cacciare tutti come vorrebbe, li vuole contare, per schedarli e controllarli meglio. Poco importa che in Italia sia vietato il censimento su base etnica (che periodo buio ci ricorda una simile proposta!) e che non solo i rom italiani non possano essere cacciati ma nemmeno gli altri, essendo o cittadini comunitari o apolidi».

Perché dunque accanirsi contro circa 200mila persone (stime dell’opera Nomadi), «percentuale insignificante rispetto ai quasi 60milioni abitanti del nostro Paese»?. Secondo Chiavacci, l'obiettivo principale di Salvini è «avere ogni giorno un titolo sui giornali, anche quando è costretto a correggere un po’ il tiro, come in questo caso, e a non parlare più di censimento ma di “ricognizione”. Persino il suo alleato Di Maio, schiacciato più che mai dall’attivismo propagandistico di Salvini, è infatti costretto a battere un colpo e a spiegargli che “se è anticostituzionale non si può fare”».

Ma intanto il gioco è fatto e l'obiettivo è centrato, conclude la presidente Arci, perché l'infelice uscita del leghista, seppur parzialmente rientrata, nel frattempo «corre sui social», fa rumore e raccoglie applausi, «purtroppo. Ma in questo modo il livello di civiltà del nostro Paese si abbassa ogni giorno di più».

Nessun censimento di rom a Palermo, ha replicato a Salvini il sindaco Leoluca Orlando, secondo il quale «a partire dalla Costituzione fino a qualsiasi normativa nazionale ed internazionale, sono vietati atti che in qualsiasi modo possano portare a discriminazioni su base etnica, religiosa, linguistica e culturale». Il problema di Salvini, aggiunge Orlando, non è solo giuridico, ma anche e soprattutto antropologico: occorre sottolineare «l'aspetto prettamente culturale e politico di quanto avviene in queste ore in Italia, con un ministro dell'Interno che straparla di "Asse italo-tedesco" e si lancia in pronunciamenti che evocano le leggi razziali. A quando – conclude Orlando – la richiesta di schedatura dei portatori di handicap? A quando quella degli omosessuali? A quando quella degli ebrei e dei musulmani? A quando quella degli iscritti ai sindacati o a partiti diversi dalla Lega e dai Cinque Stelle?».

* Foto di Mia Felicita Bertelli tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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