
Smettete di uccidere i bambini dello Yemen. L'appello di papa Francesco
CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Prima di partire per il suo viaggio negli Emirati arabi, papa Francesco, dopo l’Angelus, ieri 3 febbraio, ha lanciato un appello per la situazione dello Yemen, Paese stremato dalla guerra con l’Arabia Saudita che ha un’ampia porzione di confine a ovest e a nord proprio con gli Emirati. Il pontefice aveva già incontrato un gruppo di una decina di persone di diversi Paesi mediorientali: alcune donne provengono dallo Yemen, una famiglia dal Marocco e una coppia dall’Iran – cristiani e musulmani-, accolti dall’Elemosineria Apostolica e dalla Comunità di Sant’Egidio.
L’appello del pontefice dovrebbe scuotere anche i governanti del nostro Paese, da anni esportatore di bombe – quelle costruite, malgrado proteste ormai annose dei pacifisti, dalla Rwm di Domusnovas, in Sardegna – verso l’Arabia Saudita, che le scarica anche sui civili dello Yemen. «C’è un flusso notevole di armi – ha denunciato Maurizio Simoncelli, vicedirettore dell’Istituto di ricerche internazionali archivio disarmo il 19 dicembre scorso – e continuiamo ad alimentare un conflitto, quello in Yemen, a fronte di risposte deludenti da parte dei responsabili politici».
«Cari fratelli e sorelle», ha detto Francesco dalla finestra in piazza San Pietro, «con grande preoccupazione seguo la crisi umanitaria nello Yemen. La popolazione è stremata dal lungo conflitto e moltissimi bambini soffrono la fame, ma non si riesce ad accedere ai depositi di alimenti. Fratelli e sorelle, il grido di questi bambini e dei loro genitori sale al cospetto di Dio. Faccio appello alle parti interessate e alla Comunità internazionale per favorire con urgenza l’osservanza degli accordi raggiunti, assicurare la distribuzione del cibo e lavorare per il bene della popolazione. Invito tutti a pregare per i nostri fratelli dello Yemen. Preghiamo forte, perché sono dei bambini che hanno fame, che hanno sete, che non hanno medicine e sono in pericolo di morte».
*Foto di Almigdad Mojalli/VOA, tratta da Wikimedia Commons immagine originale e licenza
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