
Abusi, un «cancro metastatizzato della Chiesa»
«Un cancro metastatizzato della Chiesa, situato a livello del potere». Così Suor Marie-Paule, Bernardina nel monastero di Collombey (VS, Svizzera), ha definito in un’intervista rilasciata al portale cattolico cath.ch i recenti scandali sessuali che hanno travolto le istituzioni cattoliche.
Il colloquio con il giornalista Bernard Hallet, in particolare, ha fatto focus sulla questione delle religiose abusate, su cui un documentario, mandato in onda dalla tv francese Arte.tv (vedi Adista online del 7/3/2019) e trasmesso in una versione ridotta dall’emittente svizzera RTS, con dovizia di particolari, ha letteralmente squarciato il velo di silenzio con cui si tentava da tempo di sminuire il problema. «Un disastro sul piano morale, umano e religioso» lo ha definito suor Marie-Paule, «sconvolta» dalla dimensione mondiale del fenomeno degli abusi sulle religiose. «Che si parli di pedofilia, violenza sessuale su suore o minori, siamo ogni volta di fronte a un abuso di potere», espressione di un clericalismo che testimonia un «fallimento monumentale della Chiesa» sostiene la religiosa.
La suora, con un’analisi tanto lucida quanto acuta, parla ad Hallet delle cause che secondo lei hanno portato molte religiose abusate a tacere. Da ragazza che ha presto conosciuto il “machismo”, avendo frequentato una scuola prevalentemente maschile, suor Marie-Paule ha presto avuto modo di maturare la consapevolezza di vivere in una società maschilista. La Chiesa, che della società è un’espressione, non poteva non essere intrisa di questo maschilismo. Molte suore, al contrario di suor Marie-Paule, non hanno avuto modo di maturare una propria coscienza critica. «Per la maggior parte delle sorelle, l'uomo era il padre» una figura «di autorità», spiega la religiosa; «A scuola, non hanno mai avuto ragazzi nelle loro classi o al parco giochi. Questo cambia completamente la relazione con l'alterità».
«Le suore passarono direttamente dalla tutela del pater familias a quella della badessa madre. In che modo, in queste condizioni, si può formare la propria identità, il proprio modo di valutare le cose? Penso che il voto di obbedienza sia stato capito molto male» continua la religiosa. Infatti, «denunciando gli abusi da parte dei preti, le suore e le vittime in generale si sentono come se stiano sporcando la Chiesa a cui vogliono rimanere fedeli nonostante tutto» e i «predatori sono molto abili nell'individuare queste persone, verosimilmente sottomesse alla funzione e alle parole» e dunque facili da manipolare.
A titolo di aneddoto epifenomenico, suor Marie-Paule racconta poi un episodio molto eloquente: «mi ricordo la Giornata della Vita Consacrata (a Baar (ZG), 24 Giugno 2015, ndr), il Cardinale Braz Aviz (Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le società di vita apostolica, ndr) ha risposto a una monaca sulla questione della posizione delle donne nella Chiesa. Scherzosamente, aveva ridicolizzato la domanda: "Perché stai cercando il potere?"». Secondo suor Marie-Paule, «La sua risposta non fu né perversa né cosciente» ma espressione di quell’atteggiamento «di superiorità maschile che ha conoscenza, quindi potere. In altre parole, quando un uomo vuole essere un prete e ottiene una posizione importante, è un dono di sé. Nel caso di una donna, è assimilata a un'acquisizione. Questo induce comportamenti naturali di superiorità».
Alla domanda conclusiva dell’intervista, sui risvolti di questa crisi nella Chiesa, la religiosa ricorre alla storia: «Nel 16 ° secolo, la Chiesa attraversò una crisi grave come oggi. La piccola gente la salvò. Continuarono a pregare nonostante sacerdoti ignoranti e autoritari che avevano una morale sbagliata. Oggi viviamo la stessa situazione» e la Chiesa sarà costretta «a scendere dal piedistallo» e a ripartire dal basso dopo una «purificazione». Le preghiere della gente comune e «il ritorno al Vangelo e alla vita di fede», è convinta suor Marie-Paule, ne risolleveranno le sorti.
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