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Marciare per non marcire. A Roma sabato 23 marzo la manifestazione per il clima

Marciare per non marcire. A Roma sabato 23 marzo la manifestazione per il clima

ROMA-ADISTA. Verrà presentata domani 19 – dai comitati ambientalisti della Val di Susa, della Terra dei Fuochi, della Laguna di Venezia, del quartiere Tamburi di Taranto e della città di Roma, da diversi attivisti locali del movimento Fridays For Future – la Marcia per il Clima di sabato 23 Marzo (ore 14, piazza della Repubblica). Ogni comitato, è detto nel comunicato stampa, «porterà al ministro [per l'Ambiente] Costa un dono simbolico che rappresenti la sofferenza che la crisi climatica produce nei rispettivi territori, per denunciare l'insufficienza delle politiche adottate in tema ambientale anche al solo rispetto degli obiettivi degli Accordi di Parigi 2015».

È una manifestazione che viene da lontano, attraverso un percorso di mesi, costellato di incontri, di approfondimenti, di presa di consapevolezza, di analisi che ha coinvolto il territorio tutto della nostra penisola, con la partecipazione di attivisti antidiscarica, coordinamenti contro le grandi opere inutili, reti contro la turistificazione selvaggia e la svendita dei territori al terziario avanzato; lavoratrici e lavoratori di fabbriche e centri di produzione inquinanti, movimenti per il diritto all’abitare, attiviste transfemministe, movimenti a difesa dell’acqua pubblica, esperienze di autorganizzazione delle comunità migranti che hanno rimesso al centro del dibattito la questione dei profughi climatici come vero cuore delle migrazioni contemporanee.

«Ormai è chiaro a tutti – si legge nel report dell’ultima assemblea che ha preparato la manifestazione svoltasi a Napoli il 15 marzo – che ciò a cui ci opponiamo è una tendenza globale che pone direttamente al centro l’incompatibilità tra l’attuale modello di sviluppo e la sopravvivenza della biosfera; tra capitalismo e vita». «Le battaglie contro il cambiamento climatico sono oggi infatti lo spettro che si aggira per il globo», vedi la manifestazione dei giovani il 15 marzo, «traducendo con forza, nelle piazze, nelle strade di tutto il mondo un’idea semplice e necessaria: non possiamo cambiare pianeta, dobbiamo cambiare sistema».

«È giunto il momento di capire di cosa il nostro Paese e il nostro pianeta hanno davvero bisogno», afferma l’appello emerso nell’assemblea preparatoria del 26 gennaio scorso alUniversità La Sapienza di Roma. Sicuro, però, che «si comincerà davvero a dare priorità alla lotta al cambiamento climatico solo alle seguenti condizioni»: «cessando di contrapporre salute e lavoro»; «riducendo drasticamente l’uso delle fonti fossili»; «negando il consumo di suolo per progetti impattanti e nocivi e gestendo il ciclo dei rifiuti»; «praticando con rigore e decisione l’alternativa di un modello energetico autogestito dal basso»; «abbandonando progetti di infrastrutture inutili e dannose e finanziando interventi dai quali potremo trarre benefici immediati (messa in sicurezza idrogeologica e sismica dei territori , bonifiche, riconversione energetica, educazione e ricerca ambientali)»; «garantendo il diritto all’acqua pubblica»; «implementando una nuova Strategia Energetica Nazionale»; «trovando una soluzione definitiva per le scorie nucleari, insistendo sul disarmo e la riducendo le spese militari».

Mentre il «cosiddetto “governo del cambiamento” – si osserva nell’appello – si è rivelato essere in continuità con tutti i precedenti, non volendo cambiare ciò che c’è di più urgente: un modello economico predatorio», il «cambiamento climatico è uscito da libri e documentari ed è venuto a bussare direttamente alla porta di casa nostra».

*Foto tratta da PublicDomainPictures.net, immagine originale e licenza

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