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Savona: cinque vittime di abusi sessuali chiedono alla diocesi un maxi risarcimento

Savona: cinque vittime di abusi sessuali chiedono alla diocesi un maxi risarcimento

Tratto da: Adista Notizie n° 25 del 06/07/2019

39878 SAVONA-ADISTA. Erano minori all'epoca degli abusi subiti e ora fanno causa alla diocesi chiedendo di essere risarciti con cinque milioni di euro.

Succede a Savona. L’iniziativa è sostenuta dalla Rete “L’abuso” (associazione di sopravissuti agli abusi sessuali del clero), fondata e guidata da Francesco Zanardi, che è anche una delle vittime. I fatti riguardano don Nello Giraudo, prete pedofilo condannato dai tribunali italiani, ma protetto dall’istituzione ecclesiastica, in particolare dalle «omissioni» del suo vescovo del tempo – siamo negli anni Novanta –, mons. Dante Lafranconi (v. Adista Notizie nn. 7, 11 e 20/12).

La vicenda comincia trenta anni fa quando don Giraudo, benché accusato di numerosi abusi sessuali su minori a lui affidati, continua ad esercitare il ministero. Anzi, per proteggerlo – una pratica diffusa, sia in Italia che all’estero – viene spostato di parrocchia in parrocchia dai suoi vescovi, in particolare da mons. Lafranconi, a Savona dal 1991 al 2001.

Nel 2003 il successore di Lafranconi, il card. Domenico Calcagno, collezionista di revolver e fucili e fino al giugno 2018 presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica), scrive una lettera all’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, il card. Joseph Ratzinger, per informarlo sulla condotta di don Giraudo, ma nulla accade.

Nel 2005 arriva la prima, ed unica, condanna penale per il prete ligure, che patteggia un anno e mezzo di reclusione per aver abusato di un quindicenne durante un campeggio scout (nel 2010 è dimesso dallo stato clericale). Per le altre violenze, fra cui quella contro Zanardi, scatta la prescrizione: è passato troppo tempo.

Nel 2012 arriva un’altra sentenza, sempre di prescrizione, per il vescovo Lafranconi, accusato di non essere intervenuto nei confronti di Giraudo, nonostante fosse a conoscenza della condotta criminale del prete. Ma il gip Fiorenza Giorgi precisava che l’archiviazione non cancella «l’estrema gravità delle condotte criminose del Giraudo» e che «dai documenti, perfettamente in linea con l’atteggiamento omissivo del Lafranconi, risulta come la sola preoccupazione dei vertici della Curia fosse quella di salvaguardare l’immagine della diocesi piuttosto che la salute fisica e psichica dei minori».

È sulla base di queste parole che oggi Zanardi e altre quattro vittime di Giraudo (due esposti sono stati presentati a metà giugno, altri tre arriveranno nei prossimi giorni), fallito un tentativo di mediazione con la diocesi, dal 2016 affidata al vescovo Calogero Marino, hanno deciso di avviare la causa civile contro la Curia, caso rarissimo in Italia, e di chiedere un risarcimento, la cui entità, dopo l’accertamento del danno biologico, è stata stabilita sulla base delle tabelle dell’Ordine dei medici.

La diocesi di Savona sulla vicenda non parla. Ricorda però che poco più di un mese fa, «in sintonia con le scelte della Chiesa italiana, ha attivato un servizio per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, con la duplice finalità di offrire iniziative di formazione e momenti di riflessione per gli operatori pastorali e di accogliere, garantendo ovviamente la riservatezza, segnalazioni di eventuali casi di abuso che si verifichino in ambito ecclesiale». Ora la Curia ha tempo fino al 15 novembre per proporre una soluzione extragiudiziale. Altrimenti si andrà a processo.

* Mons. Dante Lafranconi in una foto [ritagliata] di Artemisi del 2008 tratta da wikimedia commons, GNU Free Documentation License

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