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La guerra alle Ong fa 150 morti. Il presidente delle Chiese evangeliche sul naufragio in Libia

La guerra alle Ong fa 150 morti. Il presidente delle Chiese evangeliche sul naufragio in Libia

Tratto da: Adista Notizie n° 29 del 03/08/2019

39919 ROMA-ADISTA. «Ecco il prezzo della guerra alle ONG e della latitanza europea. Il salvataggio delle vite in mare non ha un colore politico ma è un valore etico». È del presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI), Luca Maria Negro, la prima e immediata reazione alla notizia del gravissimo naufragio denunciato il 25 luglio dall'Unhcr, l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati. Circa 150 persone sarebbero morte al largo delle coste della Libia e altrettante sarebbero invece state salvate e riportate in Libia, a Khoms, da dove il loro barcone era partito.

«Eccoci ancora una volta a denunciare la morte di un centinaio di migranti», ha dichiarato Negro in una nota dello stesso 25 luglio, persone che tentavano «di proteggere se stessi cercando protezione in Europa. Cento morti è il prezzo della guerra alle Ong combattuta in questi mesi e della latitanza dei paesi e delle istituzioni europee che si scaricano il barile della prima accoglienza ai migranti che sbarcano. Come cristiani e come evangelici non possiamo tacere di fronte a quella che continua ad essere una strage, prevista e denunciata: le Ong, colpite da provvedimenti giudiziari e improvvisate norme giuridiche, hanno serie difficoltà operative».

«L’Europa non si impegna a varare alcun piano di ricerca e soccorso in mare», è l’altra forte denuncia di Negro. «E intanto i migranti partono dalla Libia, Paese sempre più insicuro e incapace di tutelare i diritti fondamentali dei profughi. In questo quadro sentiamo come nostra vocazione quella di vigilare e di denunciare quello che accade», insiste il presidente della FCEI, «ma anche quella di richiamare il governo italiano e le autorità europee a compiere il loro dovere istituzionale, che comprende il soccorso e la protezione a profughi e richiedenti asilo. Il salvataggio delle vite umane non ha un colore politico ma è un valore etico che non possiamo ignorare senza scoprirci immorali e disumani. È per questo che sull’onda dell’esperienza fatta in questi anni con i “corridoi umanitari” – ha aggiunto Negro – rilanciamo la proposta di un “corridoio umanitario europeo dalla Libia”: un progetto condiviso tra stati volenterosi finalizzato ad aprire vie legali e sicure per la protezione dei profughi e dei rifugiati, unica vera e credibile alternativa al traffico umano».

«Un cambiamento nell'approccio alla situazione mediterranea» è quanto ha auspicato, esprimendosi su Twitter, anche Charlie Yaxley, portavoce dell'Unhcr per il Mediterraneo. «Se le stime fossero confermate, si tratterebbe della peggior tragedia di quest'anno nel Mediterraneo centrale», ha scritto, «un “promemoria”, se ce ne fosse ancora bisogno, che deve esserci un cambiamento nell'approccio alla situazione mediterranea. È urgente la necessità di salvare vite in mare».

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