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4 novembre: commemorazione delle vittime di guerra al cimitero di Viterbo

4 novembre: commemorazione delle vittime di guerra al cimitero di Viterbo

VITERBO-ADISTA. Si è svolta ieri, 3 novembre, al cimitero di Viterbo una commemorazione nonviolenta delle vittime della guerra promossa dal Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera della città della Tuscia.

Una delegazione del Centro ha sostato in silenzioso omaggio e addolorato ricordo dinanzi alle tombe, alle lapidi ed ai monumenti dedicati alle vittime della guerra. Dopo la visita alle tombe ed ai monumenti che fanno memoria degli esseri umani che la violenza della guerra uccise, «durante la quale – spiegano dal Centro di ricerca per la pace – è stato osservato il più rigoroso silenzio poiché dinanzi all'orrore assoluto della guerra, delle stragi e degli omicidi di cui le guerre consistono nessuna parola è adeguata ad esprimere lo strazio dei viventi che i defunti ricordano», si è svolto presso la sede della struttura nonviolenta viterbese un incontro di riflessione nel corso del quale è stato rilanciato l'appello del Movimento Nonviolento e di PeaceLink per il 4 novembre, anniversario della fine della prima guerra mondiale, «Non festa ma lutto. Ogni vittima ha il volto di Abele», di cui pubblichiamo il testo integrale:

 

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le città d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinché il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinché non ci siano mai più guerre, mai più uccisioni, mai più persecuzioni.

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo più austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perché le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perché convocano ogni persona di retto sentire e di volontà buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignità e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignità e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanità.

Per questo sosteniamo la richiesta che l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.

Per questo chiediamo una drastica riduzione delle spese militari che gravano sul bilancio dello stato italiano per l'enorme importo di decine e decine di milioni di euro al giorno.

Per questo chiediamo che i fondi pubblici oggi destinati a strutture e strumenti di morte siano invece utilizzati in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e del mondo vivente.

Per questo chiediamo un impegno particolare a contrastare la violenza maschilista, prima radice e primo paradigma di ogni violenza.

Per questo ci opponiamo al razzismo, crimine contro l'umanità, e chiediamo che siano immediatamente revocate tutte le sciagurate decisioni governative che configurano omissione di soccorso, pratiche segregative e persecutorie, flagranti violazioni dei diritti umani e della stessa Costituzione della Repubblica italiana.

Per questo chiediamo una politica di disarmo, poiché le armi sempre e solo uccidono gli esseri umani.

Anche in questo periodo l'umanità intera è messa in pericolo da guerre e nuove escalation belliche. E ancora una volta il Medio Oriente in fiamme è simbolo di questo baratro. Mentre la guerra in Siria prosegue senza alcuna speranza, così come in Yemen ormai non si contano più le atrocità dei bombardamenti sauditi, l'attacco turco contro i curdi aumenta ancor di più il livello del conflitto, la barbarie, le sofferenze, i lutti. E, ancora una volta, Stati Uniti d'America e Unione Europea - Italia compresa - mentre emettono balbettii diplomatici o roboanti proclami, di fatto rimangono a guardare, o peggio: sostengono l'industria bellica, e quindi le stragi che le armi provocano.

Chiediamo in nome dell'umanità l'immediata sospensione di produzione ed esportazioni di armi verso la Turchia, l'Arabia Saudita, tutti i paesi belligeranti e tutti i regimi che violano i diritti umani. Così come chiediamo che vengano immediatamente ritirati i soldati italiani impegnati nell'ambito della Nato sul confine turco.

A oltre cento anni dalla fine della prima guerra mondiale, a 20 anni dai bombardamenti su Belgrado che prolungarono la guerra nei Balcani e diedero avvio alla stagione delle guerre travestite da ingannevoli alti proclami ("umanitaria", "per la democrazia" e simili), a 18 anni dall'inizio della "guerra al terrore" che ha distrutto l'Afghanistan e l'Iraq e reso il mondo molto più insicuro e disumano: basta guerre, basta armi, basta sofferenze e lutti.

E' l'ora di una svolta, in nome dell'umanità e della pace. Nonostante il silenzio delle istituzioni, nonostante si continui ad ignorare la richiesta di centinaia di migliaia di italiani, la campagna "Un'altra difesa è possibile" può ancora rappresentare questa svolta. Chiediamo che il Parlamento approvi finalmente la proposta di legge d'iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

Pace, disarmo, smilitarizzazione. Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Solo la pace salva le vite. Salvare le vite è il primo dovere.

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