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Ucciso un altro indio. Il Centro indigenista dei vescovi brasiliani accusa Bolsonaro

Ucciso un altro indio. Il Centro indigenista dei vescovi brasiliani accusa Bolsonaro

BRASILIA-ADISTA. «Riteniamo il governo statale e quello federale responsabili dell'omicidio di Paulo Paulino Guajajara». Così il Consiglio indigentista missionario (Cimi) della Conferenza episcopale brasiliana in una «nota di ripudio» datata 2 novembre.

Paulo Paulino e Laércio Souza Silva, Guardiani della Foresta, del villaggio di Lagoa Comprida, a nord della terra indigena dell'Arariboia nel Maranhão, il 1° novembre erano a caccia nella foresta quando cinque taglialegna armati li hanno circondati, intimando loro la consegna degli archi e delle frecce per la selvaggina. Ma gli assalitori non hanno neanche dato ai due indios il tempo di reagire: hanno sparato in faccia a Paulino, uccidendolo sul colpo, e hanno ferito al braccio e alla schiena Laércio, che è riuscito a fuggire attraverso i boschi e a tornare al villaggio dando l'allarme. La polizia, poi giunta sul luogo dell’assassinio, ritiene si sia trattato di un agguato.

Paulo Paulino aveva 26 anni, era sposato e aveva un bambino.

La regione del villaggio di Lagoa Comprida, ricorda il Cimi, è regolarmente invasa dai taglialegna da molti anni, nel corso dei quali si sono ripetuti attacchi armati contro gli indios, alcuni dei quali sono rimasti sul campo. Il territorio dell'Arariboia è demarcato dal 1990, copre 413 mila ettari ed è abitato da circa 6mila indigeni Guajajara e Awá-Guajá liberi, cioè in una situazione di isolamento volontario.

«Il Cimi – si legge nella nota – ha denunciato l'aumento delle invasioni dei territori indigeni a seguito dell'incoraggiamento di operatori pubblici e privati che si oppongono alla regolarizzazione dei territori come richiesto dalla Costituzione federale. Oggi non è esagerato affermare che gli indigeni non possono più muoversi in sicurezza nei loro territori».

Il Cimi dichiara non solo di esigere che siano fatti tutti i doverosi accertamenti sul fatto delittuoso, ma di voler «denunciare chi ha incoraggiato e permesso le invasioni di terre indigene associate ad attacchi, omicidi, minacce, rivolte, incendi dolosi», in primis il «presidente stesso», Jair Bolsonaro, che ha ammesso la sua responsabilità «nel caso degli incendi». «Le ricorrenti parole del presidente della Repubblica contro la delimitazione e la regolarizzazione dei territori indigeni, seguite da un ambiente regionale prevenuto contro le popolazioni indigene, sono state il principale vettore di invasioni e violenze contro le popolazioni indigene in Brasile». Tra gennaio e settembre 2019, il Rapporto di Cimi sulla violenza contro le popolazioni indigene in Brasile ha contato 160 casi di invasione di 153 terre indigene in 19 Stati.

«Pertanto – seguita la nota – la tragedia che si è verificata nella terra indigena dell'Arariboia si inserisce in questo contesto, in cui lo Stato brasiliano vede il capo del potere esecutivo attentare alla Costituzione, alla democrazia e ai diritti umani, incoraggiando senza reagire una codarda corsa omicida verso le terre indigene».

«Il sangue di Paulino e di tanti altri indigeni è stato e sarà versato perché coloro che possono prevenire la barbarie tacciono, non fanno nulla. Ibama e Funai, organi che potevano agire direttamente nella protezione della terra indigena, sono stati smantellati ed esonerati, e ora nelle mani dell'agroindustria e dei grandi proprietari terrieri».

«Esigiamo – chiude la nota – che sia eseguita la necessaria indagine sui fatti e che come minimo siano puniti esemplarmente i colpevoli», mentre «riteniamo responsabile l’attuale governo di non dare esecuzione al mandato costituzionale nella difesa dei territori indigeni».

* Incisione di Theodor de Bry su disegno di Joos van Winghe  (1544–1603) che documenta uno dei massacri a cui erano comunemente soggetti gli indigeni americani da parte dei conquistatori europei. L'incisione è inclusa nella Brevíssima Relación de la Destruyción de las Indias (1552), del padre Bartolomé de Las Casas ed è tratta da Wikimedia Commons, Immagine originale e licenza

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