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L'azione liturgica nei 7 anni di Francesco. Un editoriale di Andrea Grillo

L'azione liturgica nei 7 anni di Francesco. Un editoriale di Andrea Grillo

Il 13 marzo il pontificato di Francesco compirà 7 anni. Con un occhio a questa ricorrenza, l’editoriale di Andrea Grillo (docente di Teologia Sacramentaria al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo e membro del Gruppo di Riflessione e proposta dell’Associazione Viandanti) sul sito dei Viandanti ripercorre il faticoso cammino – tempestato di speranze e sostegno, ma anche di polemiche e opposizione – di un papa che «ha cercato di pilotare la barca di Pietro verso nuove sponde» in un’epoca segnata da profondi mutamenti.

Grillo definisce Francesco «il primo papa figlio del Concilio Vaticano II» e affronta, in particolare, il tema della riforma liturgica, ambito in cui «si sono concentrati i “disegni di restaurazione” degli ultimi 20 anni». Basti pensare, suggerisce Grillo, alle messe quotidiane a “Santa Marta”, che «sono lo specchio più fedele di una relazione con la celebrazione liturgica pienamente conciliare, senza alcuna nostalgia». «È il modello del parroco ad essere normativo – scrive il liturgista –, anche per il papa. Non vi è più la “cappella privata”, nel Palazzo Apostolico, dove si celebra senza popolo e quasi “privatamente”».

Tra l’ordinazione sacerdotale di Ratzinger («padre del Concilio») nel 1951 e quella di Bergoglio («figlio del Concilio) nel 1969, passa quasi una generazione, commenta Grillo per chiarire il forte valore simbolico del nuovo approccio liturgico. «Tra le due ordinazioni c’è quasi una generazione. In questa differenza il Concilio Vaticano II si inserisce come mediazione fondamentale. L’immaginario ecclesiale, l’autocoscienza ministeriale, la valorizzazione della libertà di coscienza, la correlazione alle altre confessioni e fedi e l’immediatezza rituale sono, in Francesco, segnati “nella carne e nel sangue” dalle parole e dai decreti conciliari».

Accanto allo stile liturgico “da parroco”, Francesco può vantare interventi riformatori anche nel magistero, nonostante l’aperta contraddizione con il dicastero vaticano che si occupa proprio del culto: tra questi Grillo segnala «la fiducia nelle “lingue vernacole”», la festa di Maria Maddalena, la soppressione della Commissione Ecclesia Dei, l’indizione della domenica “della Parola di Dio”…

Resta quella strenua opposizione tradizionalista in seno alla Curia: «La riforma della Chiesa non sarà mai possibile – conclude Grillo – finché si lascerà in piedi la forma di espressione e di esperienza (insieme all’apparato sentimentale e ideologico) di un modello di Chiesa che il Concilio Vaticano II ha riconosciuto come superato, chiedendone esplicitamente e autorevolmente l’aggiornamento».

Leggi l’editoriale integrale di Andrea Grillo su www.viandanti.org

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