
Le Cdb nell’anniversario del Concordato: no ai cappellani militari
ROMA-ADISTA. In occasione dell’anniversario della firma dei Patti Lateranensi fra la Santa Sede e il governo fascista (11 febbraio 1929), che hanno introdotto in Italia il regime concordatario, e dell’Accordo di Villa Madama (18 febbraio 1984), che quel Concordato ha aggiornato, le Comunità di base italiane scrivono al presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Gualtiero Bassetti.
«Resta viva in noi – scrivono le Cdb – l’esigenza di proporne l’abrogazione, o almeno una sua radicale revisione, coerentemente con il rilancio del processo conciliare favorito dalla presenza sul soglio pontificio di papa Francesco. Le Comunità Cristiane di Base hanno da sempre avanzato la richiesta affinché la Chiesa Cattolica Italiana rinunci al privilegio concordatario, così come auspicato dal Concilio Vaticano II. Tale regime prevede, fra l’altro, la presenza nelle Forze armate italiane dei cappellani militari con le stellette e inquadrati nella relativa struttura organizzativa. Nel 1986 Papa Giovanni Paolo II, con la Costituzione Apostolica Spirituali militum curae, ha elevato le organizzazioni castrensi a peculiari circoscrizioni ecclesiastiche con statuti propri, assimilate a diocesi, con la possibilità di erigere un proprio seminario e quindi di usufruire in Italia anche dei proventi dell’8x1000. Subito dopo gli statuti per l'Ordinariato militare italiano sono stati rinnovati con l’approvazione della Santa Sede. Il clero, in esso inquadrato risulta così arruolato nelle forze armate: i sacerdoti sono equiparati agli ufficiali con la relativa articolazione cha va dall’Ordinario militare, equivalente al grado di generale di corpo d'armata, al cappellano militare addetto equivalente al grado di tenente. L’approvazione in data 13 febbraio 2020 del DDL “Per una nuova disciplina dell’assistenza spirituale delle forze armate”, di intesa tra Repubblica italiana e Santa Sede, non sembra modificare nella sostanza l’attuale disciplina. A nostro avviso questo stato di cose confligge, oltre che con il dettato conciliare, anche con tutta la catechesi di papa Francesco, il quale afferma che le armi uccidono e che non solo l’uso, ma anche il possesso di quelle nucleari è immorale. E l'Italia, per conto della NATO, ne ha. Le armi sono scandalo per i poveri, tortura per la nostra madre-terra. È quindi per noi incomprensibile che dei preti benedicano uomini che le producono e le posseggono. È inammissibile infatti questa mancanza di coerenza tra le parole e le azioni in presenza del messaggio divino di pace e fraternità rivelato da Gesù. Chiediamo pertanto che la
Chiesa Italiana rinunci a mantenere questo privilegio concordatario, pur mantenendo, attraverso il sistema diocesano e parrocchiale, l’assistenza spirituale al personale militare. Le risorse così risparmiate, pari ad oltre 20 milioni di euro per le retribuzioni ai cappellani e per il funzionamento dell’Ordinariato, potranno essere destinate ad altri impegni sociali. Questa ricorrenza può essere l’occasione per avviare il processo che si concluderà, sperabilmente, con tale revisione, da noi sollecitata».
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