
Violenza di genere e femminicidi in Italia: un approfondimento di "Vita Pastorale"
Con una donna uccisa ogni 3 giorni - e un trend in crescita che non sembra arrestarsi - siamo di fronte ad una vera emergenza nazionale che richiede misure straordinarie ad ogni livello, politico, economico, culturale.
In vista dell’8 marzo, l’ultimo numero di Vita Pastorale pubblica un approfondimento di Mariapia Bonanate (giornalista e scrittrice) la quale ricorda che, secondo i dati Eurispes, «oltre l’85% di questi reati sono commessi tra le mura domestiche da partner, mariti e fidanzati. Nel 28% dei casi erano stati preceduti da violenze fisiche, stalking e minacce, rimaste impunite e inutilmente denunciate dalle vittime: “Il femminicidio rappresenta l’ultimo anello di un crescendo di vessazioni e violenze che la presenza di un’efficace rete di supporto potrebbe invece riuscire ad arginare”».
Il femminicidio, che troppo spesso si realizza entro le mura domestiche, ha però radici storiche ben piantate nella società italiana, sottolinea Bonanate, alimentato da una «cultura maschilista» che «considera la donna proprietà privata dell’uomo, “una cosa” da usare e abusare per rispondere ai propri desideri, scaricare le proprie impotenze e frustrazioni». Per questo la rivendicazione dell’autonomia delle donne non è tollerata. Proprio come succede con i bambini e i loro giocattoli, la fragilità del potere distrugge l’oggetto che non può possedere.
Odio, linguaggio aggressivo, indifferenza, egoismo, che dilagano nella nostra società, «sono complici di questa cultura maschilista che si identifica con il potere del più forte».
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