
Coronavirus: arrivano i primi fondi dalle Chiese metodiste e valdesi
ROMA-ADISTA. Arrivano i primi soldi per l’emergenza Covid-19 dalle Chiese metodiste e valdesi, che hanno stanziato complessivamente otto milioni di euro, tutti attinti dai 43 milioni incassati dall’otto per mille 2019, quindi quasi un quinto del totale (v. Adista Notizie n. 13/20).
Si tratta per ora della quota diretta al sostegno di tipo sanitario. La seconda parte dello stanziamento sarà invece destinata alla ricostruzione economica e sociale dopo il superamento della fase di emergenza.
In particolare, informa un comunicato delle Chiese metodiste e valdesi, «gli interventi sinora finanziati sono rivolti, in primo luogo, all’acquisto di importanti dotazioni e attrezzature e al potenziamento del personale medico e infermieristico nell’ospedale Giovanni XXIII e nell’ospedale degli Alpini di Bergamo, negli ospedali civili di Brescia, nell’ospedale di Pesaro e di Jesi, nell’ospedale evangelico internazionale di Genova e nell’ospedale evangelico Betania di Napoli Ponticelli. Gli aiuti andranno anche a interventi a supporto, in varie parti d’Italia, di servizi di medicina di territorio e di prossimità, che appaiono strategici non solo in chiave preventiva (rispetto al rischio di esplosione del contagio legato alle situazioni di marginalità e degrado in cui vivono alcune fasce della popolazione) ma anche, a breve e medio termine, in chiave di garanzia della continuità e adeguatezza delle cure in ambienti non ospedalieri. Il finanziamento di questa seconda tipologia di interventi si è già diretto verso numerose strutture per anziani nell’area compresa tra Fabriano, Jesi, Senigallia e Ancona; verso gli insediamenti informali nelle campagne della provincia di Foggia; verso i senza fissa dimora e altri soggetti vulnerabili in vari quartieri della città di Roma. Questa azione dovrebbe a breve completarsi con un contributo su altri due fronti. Il primo è un importante progetto portato avanti dalla Federazione delle chiese evangeliche italiane - Mediterranean Hope negli insediamenti informali della Piana di Gioia Tauro, vere e proprie bombe che rischiano di esplodere da un momento all’altro con effetti devastanti per una regione dal sistema sanitario fragile come la Calabria».
«Il secondo fronte aperto è nella provincia di Torino, nel territorio di Pinerolo e delle Valli Germanasca, Chisone e Pellice, dove la significativa presenza e il radicamento delle nostre chiese locali e l’operatività che siamo in grado di mettere in campo attraverso la nostra organizzazione diaconale – spiega Alessandra Trotta, moderatora della Tavola Valdese, organo esecutivo delle Chiese metodiste e valdesi – ci fanno sentire particolarmente responsabilizzati a offrire un importante investimento nei servizi territoriali di supporto all’emergenza».
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