
Mediterranea: il sequestro di Aita Mari e Alan Kurdi un pretesto per fermare i soccorsi di in mare?
Sia per la nave di soccorso della ong tedesca Alan Kurdi, sia per la Aita Mari, battente bandiera spagnola, è scattato, rispettivamente il 5 e il 6 maggio, il fermo amministrativo dopo che un'ispezione della Guardia costiera ha riscontrato diverse irregolarità a bordo. L’intervento ispettivo nella Aita Mari avrebbe «evidenziato nell'unità navale battente bandiera spagnola diverse irregolarità di natura tecnica e operativa tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza svolto. Accertate anche alcune violazioni delle normative a tutela dell'ambiente marino». Entrambe le navi sono ormeggiate al porto di Palermo, dove erano arrivate trasportando migranti soccorsi che sono stati poi trasferiti sulla nave Rubattino per la quarantena.
Che i «controlli tecnici non siano il pretesto per fermare le navi civili di soccorso», è quanto auspica Mediterranea, piattaforma di realtà della società civile attiva per il soccorso in mare con la nave Mare Jonio, in un comunicato emesso in data di oggi.
«Il rigoroso rispetto dei requisiti di sicurezza e di tutela ambientale – afferma il comunicato – è condizione necessaria per la navigazione di ogni imbarcazione. Per noi, come per ogni Organizzazione Non Governativa che si dedichi alla ricerca e soccorso delle persone in mare, lo è ancora di più, a garanzia dei nostri equipaggi e delle persone salvate e accolte a bordo. Ma i doverosi controlli delle autorità preposte – allerta – non devono diventare ossessivo accanimento e, tantomeno, pretesto per penalizzare o addirittura fermare chi salva vite umane in mare. Perché altrimenti non si tratterebbe di eccessivo zelo, ma di uso "politico" delle norme, distorcendone senso e finalità. È accaduto, in ben dodici occasioni in un anno e mezzo, anche alla nostra nave Mare Jonio».
«Non vediamo lo stesso accanimento delle Autorità – aggiunge Mediterranea – sulle violazioni dell'obbligo del soccorso in mare, sui ritardi che provocano tragedie e morti, sul tenere decine di naufraghi, donne uomini e bambini, come sta accadendo in queste ore alla nave mercantile "Marina", al largo senza concedere lo sbarco per diversi giorni».
E prosegue: «Tutta la nostra solidarietà e forza quindi ad Alan Kurdi e ad Aita Mari. Ai loro comandanti e ai loro equipaggi, sicuri che saranno pronti a riprendere presto il mare, adempiendo a tutte le legittime prescrizioni, come ci prepariamo a fare con la nostra Mare Jonio».
«Nel frattempo», sollecita Mediterranea, «chi si prende la responsabilità di bloccare le ultime navi civili rimaste a salvare vite, dovrebbe sostituirle subito con assetti governativi adeguati a intervenire con la stessa tempestività in tutto il Mediterraneo centrale».
*Resti di un barcone di migranti a Lampedusa. Foto di Carlo Alfredo Clerici tratta da Flickr, immagine originale e licenza
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