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La religione può essere un pericolo

La religione può essere un pericolo

Pubblichiamo qui di seguito, tradotto da Lorenzo Tommaselli, un articolo del teologo spagnolo José María Castillo. L'articolo è stato pubblicato il 9 settembre scorso sul portale di informazione religiosa Religión Digital (www.religiondigital.com).

L'artiolo originale (il titolo è "La religión puede ser un peligro para la paz, la política, la sociedad y la convivencia") può essere consultato a questo indirizzo internet.

 

 

Le notizie che in questi giorni ci danno i mezzi di comunicazione sulle violenze e le assurdità che si sono commesse in Spagna negli ultimi anni, ci costringono a pensare (ancora una volta) al pericolo che può arrivare ad essere la religione. Pericolo per la pace, per la politica, per la società e per la convivenza dei cittadini, etc., etc.

Quello che ho appena detto non è una novità. È un fatto ben noto e supportato. E non mi riferisco solo agli eventi del passato. Lo stiamo vivendo in questi giorni. Angeli e demoni nei diari dei politici di alto rango. La religione che governa la politica, attacca o difende i politici per il bene di alcuni e per la sfortuna di altri. Siamo pazzi? E affermo che nel cristianesimo e nella nostra Chiesa questo si è insinuato fino al midollo delle nostre convinzioni. Come è anche vero che ci sono molti cittadini che a causa di questa serie di assurdità hanno abbandonato la religione. Siamo di fronte a una questione della massima importanza. Nel bene e nel male non solo della politica, ma anche della religione.

Nel cristianesimo ci è chiaro. Sfortunatamente troppo spesso i chierici non insegnano questo come dovrebbero farlo. Perché ci sono chierici che sono parte in causa nella questione. E sono molti i preti che usano la religione per fare carriera, avere potere, vivere garantiti ed essere persone importanti. Questo è intollerabile.

Quale soluzione ha dato Gesù a questa faccenda così delicata e così grave? Gesù ha spostato la religione: l’ha tirata fuori dal tempio, si è scontrato con i sacerdoti, non ha mai partecipato alle cerimonie del “luogo sacro”. Gesù ha pregato molto. Passava intere notti in preghiera. Ma per pregare non si recava al tempio. Si recava in luoghi solitari. La religiosità che ci insegna il Vangelo non è come la religiosità che ci insegna la Religione.

Proprio per questo Gesù si è disinteressato della politica. Non ha mai parlato contro l’Imperatore, contro Ponzio Pilato o si è scontrato con i legionari romani. Quando Erode ha fatto decapitare Giovanni Battista in una notte di baldoria, Gesù non ha detto nemmeno una parola. E quando davanti a una massa di persone hanno detto a Gesù che Pilato aveva massacrato alcuni samaritani mentre stavano celebrando un atto religioso, Gesù non ha detto neanche una parola contro Pilato. Al contrario: alle persone che aveva davanti ha detto: “io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,3). Inoltre, nel racconto della passione di Cristo chi è stato contro Gesù? I sacerdoti. E chi ha difeso Gesù facendo resistenza alla sua condanna? Ponzio Pilato. Inoltre, quando Gesù è stato in agonia ed è morto sulla croce, chi ha compiuto il primo atto di fede, riconoscendo Gesù come il “Figlio di Dio”? Non sono stati gli apostoli, che hanno fatto resistenza a credere. I primi credenti in Gesù Cristo sono stati “il centurione e i romani” (Mt 27,54 par) e le donne che lo accompagnavano (Mt 27, 55-56), quelle che adesso sono considerate dalla religione non abilitate per poter essere uguali in dignità e diritti agli uomini. 

Tutto questo avveniva molto prima che Dio si facesse presente nel mondo nella persona e nella vita di quel povero nazareno che è stato Gesù. E continua ad accadere adesso: ci sono politici che usano la Religione per i propri interessi. E quelli che difendono così tanto la Religione, non prestano attenzione al Vangelo. Per Gesù la prima cosa non erano le cerimonie ed i rituali. Per Gesù la prima cosa erano gli esseri umani, soprattutto quelli che soffrono di più, i malati, i poveri, i bambini, i peccatori, le donne.

Quando smetteremo di trarre vantaggio dalla Religione, per ricavarne denaro e importanza, anche se mascheriamo i nostri interessi come ciò che è più conveniente per noi? Quando vedremo i cristiani in massa, identificati il ??più possibile con gli ultimi di questo mondo? E concludo chiedendo, soprattutto ai nostri vescovi, di “seguire Gesù”, di vivere il Vangelo, di essere (e siamo tutti) presenza di Gesù in questo mondo. I vescovi insegneranno il Vangelo di Gesù quando li vedremo vivere come ha vissuto Gesù. E tanto altro bisogna dire di vescovi, di religiosi, del clero in generale. E dobbiamo fare lo stesso noi che diciamo che il cristianesimo ha la sua ragione d’essere. Non è questione di argomenti. È ciò che decide se crediamo o meno in Gesù Cristo.   

 

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