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“Perché non parlare a scuola di difesa civile nonviolenta?”. Intervista a don Renato Sacco

“Perché non parlare a scuola di difesa civile nonviolenta?”. Intervista a don Renato Sacco

Tratto da: Adista Notizie n° 36 del 17/10/2020

40412 ROMA-ADISTA. Pax Christi è fra i principali promotori della campagna «Scuole smilitarizzate» (v. qui). Don Renato Sacco, parroco a Verbania, è il coordinatore nazionale. Adista gli ha rivolto alcune domande per approfondire in temi della campagna “La scuola ripudia la guerra” (v. sempre qui).

Don Renato, qual è l’obiettivo di “Scuole smilitarizzate”?

L’obiettivo della campagna è far sì che la scuola sia luogo di formazione alla pace e non palcoscenico per le Forze armate.

Cosa che invece sta accadendo sempre più spesso negli ultimi anni…

Esattamente. Molte scuole aprono con grande facilità i portoni ai militari, che le usano come vetrina. In Lombardia, dalle mie parti, per esempio, molte scuole accettano gli inviti delle Forze armate a portare gli studenti in gita all’aeroporto militare di Ghedi (Brescia), dove sono stoccate le bombe atomiche degli Stati Uniti.

Non c’è il rischio che la campagna provochi una sorta di «demonizzazione» delle Forze armate?

Non c’è nessuna volontà di criminalizzare l’esercito. Ma visto che i militari entrano con grandissima facilità nella scuole, praticamente senza dover chiedere il permesso a nessuno, chiediamo perlomeno che le stesse opportunità vengano offerte a chi si impegna per la pace. Insomma se il colonnello tiene una lezione sull’impegno dell’esercito nelle zone di guerra, vorrei poter entrare anche io a scuola per confrontarmi con il colonnello oppure per parlare, per esempio, di difesa civile nonviolenta e non armata. Le scuole di guerra esistono già, e le gestiscono le Forze armate. Vorremmo fare in mondo che le altre scuole, le scuole della Repubblica, restino tali e non vengano impregnate di una cultura militarista che inquina.

Nel 2013 eravate solo voi di Pax Christi a lanciare la campagna «scuole smilitarizzate», oggi siete in compagnia di tante altre associazioni. Cosa è successo in questi sette anni?

Credo che sia aumentata la coscienza e la consapevolezza di quello che sta accadendo nelle scuole. E poi, in questi mesi di pandemia, in molti si sono accorti dell’importanza delle scuole come luogo di formazione e cultura e si sono resi conto che la sicurezza non è data dalle armi.

Però le spese militari restano altissime…

Infatti. In questi tempi di crisi, uno dei pochi settori che non ha sofferto è stato il comparto militare-industriale.

Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti è tornato nuovamente a denunciare l’inammissibilità della guerra e l’immoralità delle spese militari…

Ha detto che «la guerra non è un fantasma del passato ma è diventata una minaccia costante»; che «la guerra è la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente»; che sempre più «facilmente si opta per la guerra avanzando ogni tipo di scuse apparentemente umanitarie, difensive o preventive, ricorrendo anche alla manipolazione dell’informazione»; che non è più possibile parlare di “guerra giusta” a causa della potenza distruttiva raggiunta da armi di ogni tipo e quindi l’obiettivo dell’eliminazione totale delle armi nucleari è «un imperativo morale e umanitario»; e che, seguendo il sogno di Isaia («trasformeranno le loro spade in aratri e le lance in falci»), il denaro che si spende in armi e spese militari va invece utilizzato per eliminare la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri. Una proposta, quest’ultima, che peraltro aveva già formulato Paolo VI nella Populorum progressio.

Sempre in Fratelli tutti Francesco scrive che servono «artigiani di pace».

Infatti io credo che servano sia gli “architetti” della pace, che elaborano proposte politiche alte, ma poi anche gli “artigiani”, che tentano di costruire la pace e la cultura di pace dal basso. La campagna “Scuole smilitarizzate” vuole essere un piccolo contributo a questo “artigianato” della pace dal basso.

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