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Il Vaticano condanna Caloia e riscrive la storia dello ior

Il Vaticano condanna Caloia e riscrive la storia dello ior

In Vaticano si è chiuso il processo contro l’ex presidente dello Ior Angelo Caloia, 81 anni, accusato  di appropriazione indebita e riciclaggio; il tribunale presieduto da Giuseppe Pignatone ha infatti condannato Caloia e l’avocato Gabriele Liuzzo a 8 anni e 11 mesi e Lamberto Liuzzo – figlio di Gabriele - a 5 anni e 2 mesi. I primi due dovranno inoltre pagare una multa di 12.500 euro, per il terzo imputato la sanzione è  di 5mila euro. A carico degli imputati il tribunale ha anche disposto la confisca di circa 38 milioni di euro e il risarcimento dei danni, morali e reputazionali, nei confronti dello Ior e della sua controllata Sgir (che gestisce il patrimonio immobiliare dell’isitituto), per una somma superiore a 20 milioni di euro.

 

Si tratta di una sentenza destinata a pesare nella lunga storia degli scandali finanziari vaticani, in primo luogo perché nasce da un’indagine interna sviluppatasi fra 2013 e 2014, quando era stato appena eletto papa Francesco e presidente dello Ior era il tedesco Ernst Von Freyberg quest’ultimo nominato da Benedeto XVI a pochi giorni dalle sue dimissioni. Nei prmi mesi del mandato di Von Freyberg la “banca vaticana” venne passata al setaccio per diversi mesi dalla società di consulenza finanziaria internazionale Promontory Group; si trattò di un evneto rilevante e senza precedenti, considerata la fama di segretezza e opacità finanziaria che avvolgeva l’istituto; lo ‘screening’ portò alla luce diverse situazioni irregolari, fra le quali appunto quelle relative ai conti che facevano riferimento allo stesso Caloia e all’ex direttore dello Ior Lelio Scaletti scomparso nel 2015 e indagato a suo tempo con Caloia. Quest’ultimo, si ricordi, è stato presidente dello Ior per un ventennio, dal 1989 al 2009 (quando al suo posto venne chiamato Ettore Gotti Tedeschi).

 

Le indagini condotte dalla magistratura vaticana portarono alla luce un’operazione di sottrazione di risorse al Vaticano realizzata in grande stile. In sostanza Caloia con i Liuzzo (e all’epoca dei fatti con Scaletti), misero in atto una svendita del patrimonio immobiliare dello Ior  - in particolare di immobili di prestigio a Roma, Milano e Genova - a prezzi notevolmente inferiori a quelli di mercato, per poi ricomprarli attraverso società a loro stessi riconducibili e rivenderli infine a cifre esorbitanti ricavandone profitti altrettanto importanti. Una parte del denaro così guadagnato è stato poi riciclato su conti off-shore. Gli inquirenti, e ancor prima gli esperti di Promontory, avevano ricostruito la complessa rete di passaggi finanziari, di società schermate, di traffici illeciti che avevano reso possibile l’operazione.

 

Nella richiesta di condanna del promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi si spiegava come i diversi protagonisti della vicenda erano accusati di “essersi appropriati di gran parte del patrimonio immobiliare della cosiddetta banca vaticana, 'svenduto' a loro stessi attraverso una complessa operazione di schermatura tramite società  offshore e lussemburghesi e dopo che il denaro ha girato per mezza Europa. Sono finiti nella loro disponibilità praticamente tutti gli immobili di proprietà dello Ior, in particolare appartamenti di pregio a Roma e Milano". Caloia e  soci avrebbero ricavato dall’operazione circa 60 milioni di euro.

 

La vicenda processuale inevitabilmente riscrive la storia della gestione di Angelo Caloia alla guida dello Ior considerato uno degli esponenti di punta di quella finanza bianca ben radicata nel lombardo-veneto capace di segnare la vita economica dle Paese per diversi decenni. Caloia era arrivato alla guida dello Ior nel 1989 – subito dopo mons. Paul Marcinkus - quando Segretario di Stato era il card. Agostino Casaroli e la banca vaticana viveva ancora i postumi della stagione legata agli scandali del crac del Banco Ambrosiano e dei rapporti col banchiere della mafia Michele Sindona. In un simile contesto Caloia fu consderato un risanatore e un traghettatore dello Ior fuori dalle acque limacciose degli scandali; tuttavia durante il suo lungo ‘regno’ alla testa dell’isituto finanziario vaticano, la trasparenza e l’adeguamento agli standard internazionali delle normative antiriciclaggio sono rimasti obiettivi lontani dall’essere raggiunti.

 

 

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