
Rom e sinti ancora discriminati: la Fondazione Migrantes ricorda il Porrajmos
Oggi, 27 gennaio, Giorno della Memoria, ricorre l’anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte dell’esercito sovietico nel 1945. Nei campi nazisti furono trucidati, oltre a 6milioni di ebrei, anche prigionieri politici, omosessuali, criminali comuni, immigrati, rom e sinti, categorie marchiate con un numero e contrassegnate da un triangolino colorato.
La giornata della Memoria, afferma la Fondazione Migrantes della Cei in un comunicato diramato oggi, «è un’occasione per ricordare una pagina buia, se non la più buia e triste della storia recente. Non può certo essere un giorno qualunque perché oggi facciamo memoria dell’eccidio di almeno sei milioni di ebrei. Insieme al popolo ebraico, non dimentichiamo nemmeno i 500 mila, tra rom e sinti, morti nei campi di concentramento nazisti. Un genocidio noto come Porrajmos, che in lingua romanì ha un duro significato: divoramento. Questa tragedia non può essere lasciata nei meandri del passato perché ha coinvolto uomini, donne e bambini che ancora oggi sono discriminati e vivono la loro quotidianità fatta di emarginazione, di rifiuto e di sofferenza dentro le nostre città, dentro la nostra vita indifferente verso chi cerca attenzione. Rom e sinti provocano ancora paura e vergogna nella nostra società concentrata sul benessere e sull’apparire».
Dal nazismo ai giorni nostri una domanda continua a imporsi incessantemente, prosegue Migrantes. È «la domanda di Dio a Caino: “Dov’è tuo fratello?” fu rivolta agli uomini e donne al termine del genocidio nei campi di sterminio. Questa stessa domanda oggi viene rivolta a noi. “Dov’è tuo fratello zingaro che io ti ho posto accanto?”».
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