Nessun articolo nel carrello

Myanmar, Onu: crisi rischia di degenerare come è avvenuto in Siria

Myanmar, Onu: crisi rischia di degenerare come è avvenuto in Siria

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, l’ex presidente del Cile Michelle Bachelet, ha esortato la comunità internazionale ad adottare misure immediate, decisive e di impatto per spingere la leadership militare del Myanmar a fermare la campagna di repressione e massacro del suo popolo. «Dichiarazioni di condanna e sanzioni mirate limitate – ha detto Bachelet lo scorso 13 aprile - non sono chiaramente sufficienti. Gli Stati che hanno più influenza sul Paese devono esercitare urgentemente pressioni concertate sui militari in Myanmar per fermare le gravi violazioni dei diritti umani e il verificarsi di possibili crimini contro l'umanità». Michelle Bachelet ha rilevato che nella crisi in corso in Myanmar risuonano chiari echi di quanto avvenne in Siria nel 2011, quando alle proteste pacifiche venne data una risposta violenta e sproporzionata. “Temo che la situazione in Myanmar stia precipitando verso un conflitto in piena regola. La comunità internazionale non deve permettere che gli errori mortali del passato in Siria e altrove si ripetano”, ha sottolineato Bachelet.

Anche il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, aveva messo in guardia dal rischio che dalla repressione dei militari potesse svilupparsi una risposta armata da parte degli oppositori al colpo di stato messo in atto dai militari lo scorso primo febbraio, per questo aveva rivoto accorati appelli ai giovani che stanno scendendo in piazza in queste settimane per protestare contro la giunta militare affinché proseguissero la loro lotta in modo non violento.  D’altro canto l’arcipelago di etnie che compongono il Paese del sud est asiatico, molte delle quali portatrici di richieste di autonomia e indipendenza, mal sopportano la durezza della violenza e della repressione. Il rischio insomma è che diversi tipi di motivazionis’intreccino nelle proteste trascinando il Paese in un conflitto senza fine.

Anche la Civiltà Cattolica, l’autorevole rivista italiana dei gesuiti le cui bozze per ogni numero vengono riviste dalla Segreteria di Stato, ha dedicato un intervento alla crisi del Myanmar. «Le Nazioni Unite, i gruppi per i diritti umani, i vescovi e le organizzazioni cattoliche – si osserva nell’articolo - hanno condannato la brutale repressione militare in Myanmar. In un discorso al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, l’11 marzo, il relatore speciale Onu per il Myanmar, Tom Andrews, ha dichiarato che “il Myanmar è controllato da un regime assassino e illegale” e che le forze di sicurezza della giunta si stanno impegnando in atti di omicidio, incarcerazione, persecuzione, tortura e reclusione come parte di una campagna coordinata, diffusa e sistematica, di cui è a conoscenza l’alta dirigenza della giunta, che “probabilmente sta commettendo crimini contro l’umanità”».

La pubblicazione della Compagnia di Gesù, poi, mete in relazione i recenti eventi del Myanmar con la realtà di altre nazioni del sud-est asiatico ini cui regimi più o meno autoritari dominano la scena. La reazione brutale dell’esercito, scrive infatti la Civiltà Cattolica, «è solo l’ultima di una lunga serie di azioni repressive compiute negli ultimi anni, in tutto il Sud-est asiatico, da governi sostenuti da potenti forze militari che si sono intromesse nella politica». «Dittature di questo genere – prosegue il testo - hanno già troncato la crescita delle democrazie partecipative in Paesi vicini al Myanmar, come la Thailandia e la Cambogia. I consolidati governi autoritari del Laos e del Vietnam non fanno nulla per promuovere la democrazia o il rispetto dei diritti umani, mentre nazioni come la Malesia, l’Indonesia e le Filippine si reggono su democrazie fragili. La semi-democrazia instauratasi nel 2015 in Myanmar, dopo che i militari avevano iniziato a condividere il potere, è stata bruscamente spazzata via dal colpo di Stato».

 

* Immagine tratta di Flikr, immagine originale e licenza

 

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.