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Human Rights Watch accusa Israele del crimine di apartheid verso i palestinesi

Human Rights Watch accusa Israele del crimine di apartheid verso i palestinesi

Human Rights watch, con un rapporto di 213 pagine pubblicato martedì 27 aprile, ha accusato il governo israeliano di aver messo in atto una politica fondata sui crimini di apartheid e persecuzione nei confronti dei palestinesi violando apertamente e sistematicamente i diritti umani. È la prima volta che un’accusa del genere viene formalizzata da un grande organismo internazionale che si occupa di diritti fondamentali dell’uomo, ha sottolineato li quotidiano inglese The Guardian. Tuttavia, la questione era già stata sollevata in passato nel dibattito pubblico; negli anni, fra scorsi fra l’altro, anche diverse voci di organizzazioni israeliane impegnate sul fronte della tutela de diritti umani avevano lanciato l’allarme per la progressiva trasformazione del Paese in un regime fondato sull’ apartheid. Il rapporto dal titolo «Una soglia superata: le autorità israeliane e i crimini di apartheid e persecuzione», fa il punto su una situazione in cui si verificano gravi violazioni.

«Circa 6,8 milioni di ebrei israeliani e 6,8 milioni di palestinesi vivono oggi tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano, un'area che comprende Israele e i territori palestinesi occupati, questi ultimi composti dalla Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, e la Striscia di Gaza». Riferisce li documento di HRW. «In gran parte di quest'area – si legge ancora – Israele è l'unico potere a esercitare le funzioni di governo; nella parte restante, esercita l'autorità primaria accanto al limitato autogoverno palestinese. In queste aree, nella maggior parte degli aspetti della vita civile, le autorità israeliane privilegiano metodicamente gli ebrei israeliani e discriminano i palestinesi. Leggi, politiche e dichiarazioni di importanti funzionari israeliani chiariscono che l'obiettivo di mantenere il controllo ebraico israeliano su demografia, potere politico e territorio ha guidato a lungo la politica del governo». «Nel perseguire questo obiettivo – si afferma nel rapporto – le autorità hanno espropriato e confinato i Palestinesi, li hanno separati con la forza e soggiogati in virtù della loro identità n vari modi e gradi di intensità. In alcune aree, queste privazioni sono così gravi da equivalere ai crimini contro l'umanità dell'apartheid e della persecuzione». Accuse pesanti che sono state rispedite naturalmente al mittente dal governo israeliano che ha definito il materiale raccolto da HRW come bieca propaganda.

In ogni caso l’Ong con base a New York ha chiesto al Tribunale Penale Internazionale di indagare su quanto sta accadendo nei territori palestinesi. Va ricordato che in base allo Statuto di Roma del 1998 che istituisce il TPI, «per “persecuzione” s'intende la intenzionale e grave privazione dei diritti fondamentali in violazione del diritto internazionale, per ragioni connesse all'identità del gruppo o della collettività».  Invece «per “apartheid” s'intendono gli atti inumani commessi nel contesto di un regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di dominazione da parte di un gruppo razziale su altro o altri gruppi razziale, ed al fine di perpetuare tale regime».

«Voci importanti – ha sottolineato Kenneth Roth, direttore esecutivo di HRW, commentando il rapporto – hanno ammonito per anni che l'apartheid si nascondeva dietro l'angolo se la strategia di progressivo dominio di Israele sui palestinesi non fosse cambiata. Questo rapporto dettagliato – ha aggiunto – dimostra che le autorità israeliane hanno già girato l'angolo». 

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