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Due libri di Franco Barbero, per fare Chiesa “senza chiedere permesso”

Due libri di Franco Barbero, per fare Chiesa “senza chiedere permesso”

Tratto da: Adista Notizie n° 20 del 29/05/2021

40674 ROMA-ADISTA. “Senza chiedere permesso” era il titolo di una riflessione che Franco Barbero aveva pubblicato nel 2001, in occasione della due giorni di spiritualità “Amore e libertà-gay e lesbiche in cammino nella società e nelle Chiese”. Ma è anche l’espressione che forse meglio identifica lo stile, il pensiero, la prassi di questo biblista e teologo diventato negli anni punto di riferimento per tutta la Chiesa progressista e conciliare, oltre che per il cammino delle Comunità cristiane di Base di cui è da oltre 40 anni animatore.

“Senza chiedere permesso” significa infatti pensare e agire nella parresia, senza infingimenti, ritrosie, subalternità verso l’autorità ecclesiastica che revoca e concede, che stabilisce chi è dentro e chi è fuori, chi ha diritto di parola e chi non lo ha. “Senza chiedere permesso” significa esercitare con pienezza la libertà dei figli di Dio, che cercano assieme, senza chiedere tutoraggi, senza sentirsi “pecore” bisognose di “pastori”.

Senza chiedere permesso è ora un libretto di 156 pagine (edizioni Mille, pp. 145, 14€: il libro può essere richiesto anche ad Adista, tel. 06/6868692; email: abbonamenti@adista.it) che intende proporre “piccoli passi possibili” (come recita il sottotitolo) dentro il cammino comunitario di donne e uomini cristiani.

Lo scrive un presbitero che negli ultimi ‘50 anni ha cercato con ostinazione e coerenza di aprire percorsi diversi da quelli ufficiali. E per questo l’istituzione ecclesiastica lo ha punito con la sospensione a divinis e la riduzione allo stato laicale, decretata nel 2003 da Giovanni Paolo II, su istanza della Congregazione per la Dottrina della Fede, senza alcuna possibilità di ricorrere contro il provvedimento.

Il tema affrontato da don Franco è quello dei necessari cambiamenti di una Chiesa che annuncia, ma non realizza. E di persone e comunità chiamate a rompere già da ora il blocco dell'ubbidienza. «Ho sentito il dovere di scrivere queste proposte perché, mentre i percorsi ufficiali trovano sempre spazio e pubblicità, quelli minoritari, o perdenti e esiliati, spesso vengono dimenticati o cancellati». Si tratta di passare dal dire al fare, dalla denuncia alla pratica alternativa alle ingiunzioni del potere. Perché non solo l’obbedienza non è più una virtù, come recitava don Milani, ma non può nemmeno essere considerata la via maestra per riformare la Chiesa. Ecco quindi l’invito a non arrendersi, a non integrarsi, a testimoniare un modo “altro” di essere Chiesa. In concreto, Barbero propone (lui lo fa da decenni) la scelta della disobbedienza evangelica, che porta a benedire le coppie gay in chiesa, nonostante il divieto vaticano, a celebrare i loro matrimoni, a dare alle donne la possibilità di svolgere il ministero della predicazione. A rinnovare le liturgie. A confutare dottrine ormai anacronistiche, come quella del peccato originale, del suffragio, della dannazione eterna, delle indulgenze. A indagare il Gesù storico oltre la cristologia. A pretendere la sinodalità vera. A impegnarsi per una Chiesa fuori dalla logica concordataria. Quindi, non si tratta tanto di segnalare errori e contraddizioni della Chiesa, quanto di costruire realmente e concretamente nelle comunità ecclesiali pensieri e pratiche nuove da proporre e diffondere. Il teologo-biblista lo definisce itinerario con tre "F": faticoso, fecondo, felice. In realtà, racconta, «uno dei giudici del tribunale ecclesiastico dei miei numerosi processi circa le mie “eresie”, al termine di una lunga seduta mi aggiunse due "F" e mi disse: con queste posizioni sarai "folle e fallito"».

Questo processo non può essere disgiunto, ammonisce Barbero, da una radicale messa in discussione della «struttura dogmatica, cristologica, mariologica e trinitaria»: «Non credo – scrive nell’introduzione – che sia possibile per me dire oggi la fede dentro le categorie arcaiche e ellenistiche dei secoli passati».

Ma l'albero della disobbedienza evangelica va coltivato e innaffiato ogni giorno con la preghiera e l'ascolto della Parola, sostiene Barbero. Ecco allora un altro prezioso libro, che il biblista-teologo ha pubblicato quasi negli stessi giorni: Preghiere d’ogni giorno. Pregare e lottare: una sintesi vitale (ilmiolibro, pp. 224, 19€: richiedilo ad Adista, tel. 06/6868692; email: abbonamenti@adista.it). Una raccolta delle preghiere che don Franco ha scritto nei tanti anni del suo ministero, nei suoi libri, nelle eucarestie, nel suo blog e in molte altre occasioni.

Anche in questo caso, la chiave per comprendere il testo sta in una riflessione, riproposta nel libro, che Barbero fece anni fa, precisamente nel 1975, in una temperie ecclesiale e politica molto diversa. Ma quelle parole Barbero le ritiene ancora più valide di quanto lo fossero già allora: «L’assiduità della Parola pregata è uno dei primi segni della nostra disponibilità al Regno di Dio. Questo non avverrà se non si impara a pregare in modo perseverante nella comunità e personalmente. Forse questo è, con la lotta per la giustizia, il programma massimo della fede oggi». 

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