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Colombia: proseguono gli scioperi e ora scende in strada l’esercito

Colombia: proseguono gli scioperi e ora scende in strada l’esercito

- L'opposizione parla di colpo di Stato, le Nazioni Unite chiedono un'inchiesta indipendente per accertare le responsabilità delle violenze e delle uccisioni

Si fa incandescente l'emergenza ordine pubblico in Colombia dove da oltre un mese si ripetono dimostrazioni antigovernative su tutto il territorio nazionale con cortei, blocchi stradali e manifestazioni che in alcune città , come a Cali e Popayan, sono degenerate in gravi violenze e numerose vittime. Nessuno può dire quale sia il reale bilancio di queste cinque settimane di disordini, ma i morti sono almeno 50, con centinaia di feriti e altrettanti scomparsi, ed un altissimo numero di arrestati.   La situazione è precipitata quando il governo, per rispondere alla crisi economica accentuata dalla tre ondate della pandemia, ha messo in atto una serie di misure fiscali di austerity che andavano a colpire soprattutto il ceto medio e le fasce sociali più deboli. Il ministro delle Finanze Alberto Carrasquilla è già stato costretto alle dimissioni.   

La situazione sembra però ormai sfuggire di mano al governo del presidente Ivan Duque che, di fronte alle rivendicazioni del Comitato nazionale di sciopero (Cnp), ha prima ritirato il controverso provvedimento che  aumentava la pressione fiscale sulla popolazione e poi ha cercato, senza successo, di arrivare all'apertura di un tavolo negoziale con gli organizzatori della protesta. Le autorità governative pongono come condizione preliminare per esaminare le rivendicazioni sociali ed economiche del Cnp che si rimuovano tutti i blocchi stradali sulle principali vie di comunicazione, ma la richiesta è  stata respinta.   

Così negli ultimi giorni – secondo quanto riportato dall’Ansa - le tensioni in alcune città sono cresciute, gli scontri con le forze dell'ordine si sono fatti più pesanti e, hanno assicurato responsabili di ong e organizzazioni di difesa dei diritti umani, soprattutto sono apparsi gruppi di civili armati che, dal lato della polizia, hanno sparato ad alzo zero contro i manifestanti.   

Duque, pressato dal partito Centro democratico dell'ex presidente di destra Alvaro Uribe, ha deciso di usare le maniere forti per riportare l'ordine nel Paese annunciando l'invio di 7.000 soldati a sostegno delle forze dell'ordine a Cali, capoluogo del dipartimento del Valle de Cauca dove venerdì sono morte 13 persone. Poi ha chiesto al ministro della Difesa Diego Molano di militarizzare ben otto dipartimenti, fra cui quello del Cauca, con il suo capoluogo Popayan, dove un commando con il volto coperto ha incendiato la sede del comune.  Dura la reazione dell'opposizione. Il senatore del Polo Democratico, Ivan Cepeda, ha annunciato di voler denunciare il ministro Diego Molano per aver violato la Costituzione ed ha avvertito che l'invio di personale militare in alcune aree del Paese per reprimere le proteste è  «un colpo di stato».   Di fronte a questo preoccupante scenario e alle numerose vittime, l'Alto Commissario per i Diritti umani dell'Onu Michelle Bachelet ha dichiarato che «è essenziale che quanti si presume siano coinvolti in queste morti o nei ferimenti, inclusi funzionari governativi, siano soggetti ad un'inchiesta rapida, efficace, indipendente, imparziale e trasparente. E che i responsabili ne rispondano». Invitando le parti al dialogo, unico modo per uscire pacificamente dalla crisi, Bachelet ha indicato che il suo ufficio ha ricevuto informazioni su individui armati che a Cali hanno sparato in direzione di manifestanti, giornalisti e passanti, fra cui anche un funzionario fuori servizio, poi a sua volta ucciso.

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