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Usa: I vescovi scendono in politica, a Biden e Pelosi sia vietata l’eucaristia

Usa: I vescovi scendono in politica, a Biden e Pelosi sia vietata l’eucaristia

ADISTA – I vescovi degli Stati Uniti dopo tre gironi di infuocato dibattito nel corso della loro assemblea generale tenutasi dal 16 al 18 giugno, hanno deciso di dare il via libera a un documento sull’eucaristia nel quale si specificherà chi è degno di accedere al sacramento e chi no, con un riferimento particolare ai cattolici impegnati in politica. Obiettivo dell’iniziativa - che ha ricevuto un’ampia maggioranza di consensi (168 a favore 55 contrari) - era quello di porre le basi per l’esclusione dalla comunione dei politici democratici favorevoli al diritto di scelta in caso di aborto, nello specifico i vescovi Usa puntano a colpire il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la speaker democratica del Congresso Nancy Pelosi.

Ma in realtà la presa di posizione dell’episcopato a stelle e strisce dal forte connotato ideologico, rischia di avere un impatto ben maggiore poiché sulle legislazioni che regolano l’aborto il giudizio dei cattolici americani è assai diversificato e tutt’altro che uniforme da una parte all’altra del Paese. Ora il passaggio successivo sarà la stesura di un documento definitivo sulla questione che sarà votato alla prossima assemblea generale dei vescovi il prossimo novembre, in quella sede il testo dovrà ricevere i due terzi dei voti favorevoli per essere approvato in via definitiva. A nulla è valso l’estremo appello della Congregazione per la dottrina della fede rivolto alla Chiesa americana affinché non procedesse su questa strada, e cercasse una soluzione unitaria e evitando conflitti troppo aspri. Soprattutto da Roma veniva un avvertimento circa le conseguenze di una scelta di questo tipo.

In ogni caso è un dato di fatto che buona parte dei vescovi americani ha provato a rimettere in piedi quella chiesa-dogana che il Papa aveva cercato di superare con un magistero più aperto alla complessità delle esperienze umane e sociali, più inclusivo e in dialogo con le culture e le sensibilità del proprio tempo (la chiesa ospedale da campo, non a caso aperta a tutti). Al contrario dall’episcopato americano arriva un messaggio contrario: l’eucaristia viene trasformata in arma politica dei settori più conservatori, la polarizzazione che ha diviso la società americana viene fatta propria da tanti pastori che – incredibilmente - arrivano a schierarsi contro un presidente cattolico praticante solo perché democratico e rispettoso ddella laicità dello Stato, non succube del confessionalismo arrembante di certi ambienti cattolci e evangelici. In questo contesto, l’aborto, argomento cardine della destra cristiana americana, viene prima di tutto.

Non è bastato insomma che il Paese sia stato scosso dalla più grande protesta antirazzista della sua storia  - il movimento Black lives matter – né che schiere di estremisti integralisti filo-Trump abbiano dato l’assalto al Parlamento in quello che è stato a tutti gli effetti un tentativo disperato di colpo di Stato per sovvertire l’esito del voto democratico e l’ordinamento repubblicano; nulla ha messo in discussione la monolitica marcia anti-Biden dei vescovi degli Stati Uniti che si sono appropriati dell’eucaristia come fosse il manganello con il quale punire il peccatore (mentre si chiudeva una delle peggiori presidenze di sempre, quella di Donald Trump). Cosa accadrà ora? Difficile fare previsioni. Da qui a novembre mancano diversi mesi, tuttavia la rottura prodotta dall’episcopato Usa in seno alla Chiesa e alla società americana e rispetto alle indicazioni venute da Roma rappresentano qualcosa di inedito; ricucire a questo punto appare davvero arduo e sempre più due chiese convivono l’una contro l’altra armata sotto lo stesso tetto.

 

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