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Pandemia, neoliberismo, riforma della Chiesa nel documento conclusivo del VII Incontro di Redes Cristianas

Pandemia, neoliberismo, riforma della Chiesa nel documento conclusivo del VII Incontro di Redes Cristianas

Sono più di 200 fra gruppi, comunità e movimenti cattolici di base spagnoli a essersi messi in rete creando la piattaforma denominata “Redes Cristianas”, allo scopo di contribuire a rispondere ai grandi problemi che la società e la stessa Chiesa pongono ai nostri tempi. Nei giorni 23 e 24 ottobre hanno tenuto online il loro VII Incontro per riflettere, scrivono nel documento finale, «sul nostro impegno sociale in questa situazione post-pandemia e sulla riforma della Chiesa». Di seguito il testo in una nostra traduzione dallo spagnolo:

«Di fronte a entrambe queste situazioni, per contribuire a un reale cambiamento che migliori la qualità della vita delle persone e dei gruppi più colpiti dalla crisi sanitaria e socioeconomica e che ponga la comunità dei credenti al livello più idoneo per impegnarsi nella trasformazione sociale e nella costruzione di un nuovo modello economico che rispetti la natura e metta al centro la vita per correggere la deriva del sistema capitalistico - un modello che genera disuguaglianza e povertà e che distrugge il pianeta, imponendo un futuro disumano e catastrofico - dichiariamo:

1. Siamo consapevoli che il rispetto per la natura e la cura della terra sono elementi fondamentali per affrontare, anche se tardivamente, una nuova era, dove la lotta ai cambiamenti climatici e il favore della biodiversità rappresentano un orizzonte irrinunciabile per costruire una nuova realtà planetaria, che tuteli un’umanità fragile come quella che la pandemia ci ha mostrato nel suo volto più duro.

2. Riteniamo che i poteri pubblici, ma anche le altre istanze sociali, debbano assumersi un fermo impegno per correggere gli abusi del sistema economico capitalista dominante, che danneggiano l'ambiente e sfruttano le persone. Per questo, è essenziale che le maggioranze sociali si responsabilizzino e acquisiscano la capacità sufficiente di incidere sulle politiche reali con la loro pressione e la loro iniziativa cittadina democratica, come contrappeso ai poteri di fatto che evitano ogni controllo pubblico e popolare.

3. Riteniamo che la dolorosa esperienza della pandemia, con la colossale perdita di vite umane, soprattutto fra i gruppi più vulnerabili come gli anziani nelle residenze, ci indica chiaramente che l'esistenza di un sistema sanitario pubblico ben attrezzato ed efficiente costituisce una fondamentale necessità per garantire cure di qualità, umane e competenti, per affrontare una sfida colossale come quella del Covid-19.

4. Crediamo che, di fronte alle disuguaglianze e povertà esistenti, anche nel nostro Primo mondo, sia essenziale un criterio di solidarietà radicale che influenzi le politiche e le relazioni sociali e umane, non solo come concetto di assistenza, ma come impulso di proposte materiali che trasformano i progetti sociali fino a promuovere un cambiamento del modello basato sui diritti umani e sulla giustizia sociale. Su questo tema aderiamo con entusiasmo al discorso sociale di papa Francesco, che ha appena chiesto un salario universale per garantire una vita dignitosa a tutti, fine che si ricollega pienamente alla nostra opzione per un Reddito di Base Universale o, eventualmente, per qualsiasi strumento efficace che garantisca il diritto alla sussistenza di tutti gli esseri umani, al di là di ogni condizione.

5. Sosteniamo la trasformazione sociale verso un nuovo sistema economico, poiché nessuna misura palliativa sarà sufficiente se non cambia la radice del sistema, anche se non rinunciamo a cambiamenti graduali se rendono percorribili gli obiettivi sociali più ambiti, come l'accesso a un lavoro degno, a un alloggio adeguato, a servizi pubblici solvibili, a un'istruzione di qualità per l'intera popolazione, a condizioni dignitose di occupazione, ecc. Chiediamo inoltre politiche migratorie inclusive e il rispetto della dignità umana, nonché l'accoglienza ai richiedenti asilo e ai rifugiati, secondo condizioni umanitarie adeguate alla loro situazione di bisogno.

6. Percepiamo il ruolo rilevante delle donne in questo cambiamento sociale a cui aspiriamo. La loro emancipazione ci porta a un cambiamento di paradigma essenziale. Siamo inoltre sicuri che la loro crescente leadership contribuirà a un altro stato di cose, dove la cura diventi la misura fondamentale del fare collettivo, facilitando una valorizzazione oggettiva del suo significato sociale ed economico. Solo dall'articolazione di un potente sistema di cura, con il suo contingente di occupazione e la sua dotazione di mezzi, deriverà un efficace siluro al neoliberismo imperante, così che prima o poi si supererà insieme il flagello che anche Francesco ha denunciato: «Il neoliberismo uccide».

7. Intuiamo che anche il movimento delle donne sarà la chiave del profondo rinnovamento della Chiesa, nonostante il fatto che, in questa materia, l'evoluzione dell'istituzione sia inspiegabilmente lenta e gravemente discriminatoria. Ma senza dubbio le nostre comunità e gruppi di cristiani e cristiane di base  possono dare una testimonianza strategica per esplorare questa svolta imprescindibile affinché l'intercomunicazione con la società odierna sia coerente e costruttiva. Non riusciamo a capire come la Chiesa apra la via della speranza in questioni come l'ambiente o la giustizia sociale e, d'altra parte, chiuda alle donne tutte le porte per l'uguaglianza e per il rispetto dei loro diritti fondamentali.

8. Rigettiamo con forza il percorso delittuoso di tanti religiosi e sacerdoti coinvolti in reati di pedofilia. Siamo consapevoli dell'enorme permissività e insabbiamento che molte autorità ecclesiastiche hanno praticato al riguardo. In particolare, affermiamo che la Chiesa cattolica spagnola ha dato prova di una pigrizia intollerabile in questa materia, che il Vaticano deve correggere immediatamente o che anche l'autorità civile deve chiarire con tutte le conseguenze.

9. Come membri della Chiesa spagnola, ci vergogniamo del fenomeno della registrazione ecclesiastica di beni pubblici. Riteniamo che si tratti di una vera rapina a danno dei beni comuni e dello stesso Stato e chiediamo un intervento urgente ed efficace del Governo perché difenda e restituisca al popolo ciò che è di tutti i cittadini. Da qui, chiediamo alla stessa gerarchia cattolica spagnola che rettifichi con tempestività e trasparenza e restituisca allo Stato i beni storico-culturali registrati e sani questa grave deviazione giuridica e morale, contraria a ogni esemplarità cristiana ed etica. In ogni caso, data la gravità della questione, proponiamo di convocare un Incontro o Assemblea Generale, nel corso del 2022, aperta a tutti i movimenti, comunità e gruppi di base della Chiesa nel nostro Paese, per affrontare sia il tema delle “immatricolazioni” dei beni come altri di particolare interesse per dare impulso al cambiamento nelle strutture ecclesiastiche (autofinanziamento, per esempio), verso una comunità di credenti liberi e impegnati con la loro gente.

10. Siamo lieti del processo sinodale avviato da Francesco in questi giorni e abbiamo deciso come Reti Cristiane di trasmettere alla Segreteria sinodale la nostra proposta di "una Chiesa possibile", forgiato in più di mezzo secolo di esperienza. 

* Logo della prima assemblea di Redes Cristianas, Madrid 10-11 novembre 2007. 

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