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Umanizzare il mondo

Umanizzare il mondo

Questo intervento, del teologo spagnolo José María Castillo, è stato pubblicato sul portale di informazione religiosa Religión Digital (www.religiondigital.com) il 1.mo aprile scorso. Titolo originale: "Se palpa un descontento y hasta un notable desprecio de la política y de los políticos".

L'articolo originale è consultabile a questo link

 

La pandemia, la guerra in Ucraina, l’insicurezza economica e politica, che stanno causando tanto disagio a tante persone, tutto questo e le contrarietà che la vita porta con sé, sono cose di cui riteniamo in gran parte responsabili i politici. Ciascuno, secondo le proprie idee o convenienze, incolpa o scusa i governanti che rifiuta o quelli che gli piacciono, a seconda dei casi. Il fatto è che si percepisce un palpabile malcontento e, in non pochi casi, anche un notevole disprezzo per la politica e per i politici. C’è una soluzione per questo? E se c’è, in cosa dovrebbe consistere?

Non ho studiato scienze politiche. Non ho mai fatto parte di un partito politico. Ho dedicato la mia vita allo studio e all’insegnamento della teologia. Ed è per questo che mi chiedo se il “sapere teologico” possa dare qualche apporto che ci aiuti a uscire dal groviglio in cui viviamo. 

Certamente la scienza politica e l’esperienza dei politici non ci tirano fuori da questo pasticcio. Né la dittatura né la democrazia, né la destra né la sinistra, né la monarchia né gli altri sistemi che sono stati inventati fino ad oggi, nessuno di questi sistemi è stato in grado di tirarci fuori dal malessere e dai conflitti causati, in larga misura, proprio da chi doveva risolverli. Inoltre, per quanto ne sappiamo finora, né l’economia né le scienze sociali sono state in grado di fornire la soluzione. 

Come ho già detto, ho dedicato la mia vita allo studio e all’insegnamento della teologia. In particolare la teologia cristiana, in cui il Vangelo occupa un posto centrale. Ebbene, nelle tante ore che ho dedicato allo studio del Vangelo, ha attirato la mia attenzione il fatto che il personaggio centrale, Gesù di Nazareth, non si è interessato minimamente della politica. In un’occasione, mentre Gesù insegnava a una folla, alcuni dei presenti informarono pubblicamente Gesù del delitto che Pilato aveva commesso decapitando alcuni galilei che offrivano un sacro sacrificio. Di fronte a una notizia del genere, la cosa logica sarebbe stata che si trattava di un crimine politico insopportabile.

Gesù, però, ha approfittato di quella brutale notizia, non per riflettere sul delitto di Pilato, ma per dire alla gente: “Io vi dico di no; e se non vi convertite, anche tutti voi perirete» (Lc 13,3). E non è che Gesù avesse paura dei politici. Quando gli fu detto che Erode voleva ucciderlo, Gesù rispose: “Andate a dire a quella volpe...” (Lc 13,32). Inoltre, quando Erode uccise Giovanni Battista in una notte di baldoria, il Vangelo racconta il terribile episodio e si limita a dire che i discepoli di Giovanni lo seppellirono. Gesù non disse una parola (Mc 6, 14-29; Mt 14, 1-12; Lc 9, 7-9). Come non ha risposto a Erode quando lo stavano processando per ucciderlo (Lc 21,9). Del resto, Gesù ha adempiuto fedelmente ai suoi doveri civici: «Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio» (Mc 12, 13-17; Mt 22, 15-22; Lc 20, 20-26). 

Chi ha esercitato pressioni per ottenere la morte di Gesù non è stato Pilato, che ha fatto resistenza fino a quando non si è lavato le mani di quella questione. La condanna a morte di Gesù è venuta dai capi della religione (il Sinedrio) (Gv 11, 47-53). 

Cosa sta a significare tutto questo? I due pilastri su cui si basano i desideri e gli aneliti più profondi di ogni essere umano sono il potere e la ricchezza. Com’è logico, chi non ha nulla da mangiare, ciò che desidera di più è vivere. Ma in fondo, i due desideri che sono determinanti nella società, sono “l’importanza”, che ha la sua origine nel potere, e “il godimento della vita”, che è possibile solo per i ricchi. 

So già che questi due desideri hanno molti travestimenti: nella politica, nella scienza, nella religione, negli affari, nello sport... che so io! Ma sicuramente la prima cosa, la più importante e la più urgente, che la politica deve gestire – e gestire bene – è l’educazione. Che non è solo o principalmente “insegnare”, ma soprattutto e prima di tutto UMANIZZARE la società, la convivenza, la vita nel suo insieme. 

E finisco: se si pensa a tutto questo con calma e a fondo, non occorre essere un uomo saggio per capire dove e perché emerge con tanta evidenza “il fallimento della politica”.   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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