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Contro la tutela ecclesiastica vaticana sulla vita contemplativa femminile

Contro la tutela ecclesiastica vaticana sulla vita contemplativa femminile

VALENCIA-ADISTA. «L'esclusione dal diritto all'uguaglianza, come figlie di Dio, con gli uomini - Dio non guarda alle differenze di genere - è qualcosa che non posso accettare come volontà del Padre-Madre, ma come grettezza della mentalità umana dei maschi ecclesiastici, che spesso guardano più agli interessi di potere e di dominio che al comportamento semplice e umile di Gesù». È un grido di rabbia quello che la religiosa carmelitana scalza spagnola Anna Seguí Martí, del Monasterio de la Sagrada Familia di Puçol (Valencia) ha lanciato sul sito iberico di informazione religiosa Religión Digital (4/4). Un grido di rabbia contro la profonda disparità di trattamento delle donne all’interno della Chiesa, e delle religiose in particolare, tenute sotto tutela da un ceto ecclesiastico maschile che detta e impone regole e obblighi. Suor Anna si ribella alla visione che normalmente passa della vita religiosa contemplativa femminile, presuntamente caratterizzata da allontanamento dalla realtà - quando non alienazione -, passività e sottomissione: «La mia vita di preghiera non è un atteggiamento devozionale sottomesso e passivo; sono spronata dalle parole di Teresa di Gesù: che Dio ci guardi dalle devozioni balorde. La mia vocazione è un impegno per il Regno di Dio e la sua giustizia, cioè per la vita quotidiana, per la storia del nostro tempo e per tutti noi che formiamo la Chiesa. Niente resta fuori dalla mia realtà di preghiera».

La religiosa afferma con forza che «un'altra Chiesa è possibile, in cui uomini e donne sono alla pari, pronti ad amare e servire. Finché non esistono queste condizioni di uguaglianza, bisogna avere il coraggio di sfidare il sistema ecclesiale, quando ciò che si chiede è giustizia». Già, perché «siamo suore, rinunciamo ad avere un marito, e dobbiamo permettere a maschi ecclesiastici di decidere come deve essere la nostra vita, come vivere la clausura, come gestire le nostre finanze, quali devono essere i nostri studi?». In questa prospettiva, suor Anna contesta l’atteggiamento paternalistico, legalistico e, in definitiva, «dittatoriale», dell’Istruzione vaticana (della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le società di Vita apostolica guidata dal card. Joao Brãz de Aviz) Cor orans del 2018, in applicazione alla Costituzione Vultum Dei quaerere di papa Francesco del 2016, dall’orientamento molto più ampio e aperto sulla vita contemplativa femminile. Al primo suor Anna aveva già inviato una lettera molto critica il primo aprile 2013, restata senza risposta né accusa di ricevuta, contro il Decreto della sua Congregazione del 10 settembre 2012 riguardante la figura e la funzione dell’Assistente religioso delle Federazioni e Associazioni di Monasteri di monache; dopo qualche mese, all’inizio del 2014, si era allora rivolta al papa, anche anche in questo caso invano. 

Di seguito riportiamo, in una nostra traduzione dallo spagnolo disponibile a tutti i lettori, la lettera aperta della religiosa pubblicata su Religión Digital, che contiene al suo interno anche le due lettere al card. Braz de Aviz e a papa Francesco. 

*Foto di Alegna13 tratta da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza

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