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Presidente Pax Christi: la Chiesa condanna le armi, che non portano pace ma morte e povertà

Presidente Pax Christi: la Chiesa condanna le armi, che non portano pace ma morte e povertà

«Quando tanti popoli hanno fame ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile»: è la certezza di mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, chiamato ad intervenire in tempo di guerra in Ucraina dal periodico dei paolini Vita Pastorale. Nell’articolo sul numero di giugno, il vescovo usa le parole del documento La Santa Sede e il disarmo generale, del 1976, ricordando che «la corsa agli armamenti anche quando è dettata da una preoccupazione di legittima difesa... costituisce in realtà un furto» di capitali sottratti ai «bisogni vitali non soddisfatti». Le armi, spiega ancora Ricchiuti, uccidono sempre: anche se inutilizzate «con il loro alto costo uccidono i poveri, facendoli morire di fame».

A distanza di 46 anni, quel documento resta di attualissimo. «Sono parole nette, chiare e taglienti», dice Ricchiuti: «Condanna che si riallaccia a tutta la tradizione del Magistero della Chiesa».

Secondo il Sipri, prosegue il prelato, «nel 2021 la spesa militare nel mondo ha raggiunto la cifra di 2.113 miliardi di dollari. Non ci sono parole! È davvero una follia! E qui in Italia il Parlamento ha approvato a larghissima maggioranza, solo 19 contrari, un ordine del giorno che impegna il Governo ad avviare l’incremento delle spese per la Difesa verso il traguardo del 2% del Pil. Che vuol dire passare dagli attuali 68 milioni di euro al giorno a circa 104 milioni di euro al giorno: 36 miliardi annui! E tutto sullo scenario orrendo della guerra in Ucraina, che diventa quasi occasione di stimolo a investire ancor di più in armi. Altro che pace!».

Da tempo ormai, accusa ancora il vescovo, «siamo travolti sia a livello nazionale che a livello mondiale da un’economia sempre più armata. Dove i poveri diventano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi». E conclude citando don Tonino Bello, pronunciate all’Arena di Verona il 30 aprile 1989: «Se non abbiamo la forza di dire che le armi non solo non si devono vendere ma neppure costruire, che la nonviolenza attiva è criterio di prassi cristiana, che certe forme di obiezione sono segno di un amore più grande per la città terrena se non abbiamo la forza di dire tutto questo, rimarremo lucignoli fumiganti invece che essere ceri pasquali».

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