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Ecuador: la Chiesa con il popolo in lotta

Ecuador: la Chiesa con il popolo in lotta

«Come cittadini e fratelli di tutti e di ognuno di voi, ci sentiamo profondamente preoccupati per la situazione sociale, economica e politica della nostra patria. Non siamo indifferenti al grido del nostro popolo che chiede giorni migliori per tutti, ma siamo anche consapevoli che questo è un percorso che dobbiamo costruire insieme». «Come Chiesa ecuadoriana vogliamo invitare il governo nazionale, la Conaie, i movimenti sociali e politici e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a cercare insieme soluzioni adeguate attraverso il dialogo, pensando soprattutto al bene comune e al benessere dei più poveri del nostro Paese». È del 15 giugno scorso l’appello indirizzato a tutta la popolazione dalla Conferenza episcopale ecuadoriana nel bel mezzo dello sciopero indetto dalla Conaie (Confederazione delle Nazioni Indigene dell’Ecuador) contro le misure economiche del governo neoliberista del presidente Guillermo Lasso. Uno sciopero con blocchi delle strade più importanti e scontri con la polizia e atti vandalici per i quali è stato arrestato arbitrariamente per una notte, in quanto reputato autore intellettuale di tali violenze, il leader indigeno e presidente della Conaie, Leonidas Iza.

L’appello della Chiesa non ha posto un freno né alla determinazione degli scioperanti né all’irriducibilità delle autorità civili: il 17 il presidente ecuadoriano Guillermo Lasso ha decretato lo stato d’eccezione nelle province più turbolente per tre mesi, misura necessaria per autorizzare l’intervento delle Forze Armate per il mantenimento dell’ordine pubblico; dal canto Léonidas Iza più o meno nelle stesse ore ha annunciato la continuazione dello sciopero ritenendo «irrisorie» quelle poche misure di alleggerimento della situazione economica del Paese prese dopo ben una settimana di confronti e scontri, e pare senza impegni scritti, da Lasso.

Misure che non possono soddisfare i manifestanti e le loro organizzazioni: la Conaie attende ancora la risposta a un’agenda di 10 punti avanzata all’esecutivo dal 2021,dove tra l'latro si chiede il congelamento del prezzo del carburante, politiche di controllo dei prezzi dei prodotti di prima necessità, lo stop alla privatizzazione del patrimonio nazionale, il rispetto dei diritti dei popoli indigeni.

«Come pastori di questa Chiesa – chiude il breve comunicato – continueremo a camminare insieme al nostro popolo, condividendone difficoltà e speranze, mossi solo dal Vangelo dell’amore e della verità, della giustizia e della solidarietà».

*Foto di Donovan & Scott, tratta da Commons Wikimedia, immagine originale e licenza

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