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Repressione delle donne iraniane: Arci e Arcs chiedono un fermo intervento politico

Repressione delle donne iraniane: Arci e Arcs chiedono un fermo intervento politico

«Chiediamo al Governo italiano che si esprima con una condanna ferma di queste pratiche lesive della libertà e si attivi in Europa per un intervento politico urgente in sostegno alle donne e a quanti le sostengono nella pretesa del rispetto dei propri diritti e della libertà». Questa la richiesta di ARCI e ARCS (ARCI Culture Solidali) in sostegno e solidarietà alle donne iraniane, penalizzate nei lori diritti, oppresse e represse fino alla morte. Questo il testo dell’appello diffuso oggi:

 ARCI e ARCS in Italia e nelle loro relazioni globali mettono al centro il rispetto e la tutela dei diritti e l’empowerment di genere nelle mobilitazioni, nelle campagne e nei partenariati progettuali. In questi giorni siamo al fianco delle donne che da giorni protestano in Iran e nel resto del mondo contro il patriarcato teocratico iraniano, l’uso del velo come forma di oppressione e la violenta repressione delle proteste da parte della polizia “morale”.

Mahsa Amini, arrestata il 13 settembre per non aver rispettato l’obbligo di indossare il velo, picchiata e poi uccisa, è diventata il simbolo di una lotta di resistenza per la libertà delle donne. Da allora, secondo i dati diffusi da Iran Human Rights, si contano più di 100 manifestanti che hanno perso in Iran la vita a causa della violenta repressione governativa.

L’obbligo del velo per le donne, imposto anche alle bambine a partire dai nove anni, è una pratica discriminatoria che viola il diritto internazionale in materia di diritti umani e sancisce la loro sottomissione, aprendo la strada ad ogni genere di violenze, morali e fisiche. In Iran anche la libertà di espressione e di associazione per le donne sono criminalizzate nell’applicazione nazionale del codice penale islamico.

 Pretendiamo che subito il regime iraniano abolisca la legge sull’obbligo del velo e stabilisca la fine immediata della repressione. Chiediamo al Governo italiano che si esprima con una condanna ferma di queste pratiche lesive della libertà e si attivi in Europa per un intervento politico urgente in sostegno alle donne e a quanti le sostengono nella pretesa del rispetto dei propri diritti e della libertà. È importante che in Europa e in sede di Nazioni Unite l’Italia sia in prima fila nella richiesta di indagini imparziali in Iran che rendano giustizia alle vittime della repressione.

In questi stessi giorni nel vicino Afghanistan, piombato di nuovo nell’oscuro contesto di limitazione delle libertà con un particolare accanimento verso le donne, sono quest’ultime ad Herat e Bamyan come in altri centri a scendere in piazza e anche in questo caso vengono disperse a colpi di Kalashnikov.

 ARCI ed ARCS sono accanto a tutte le donne in pericolo in Iran e nel mondo al di là delle distanze geografiche. Per questo convintamente aderiamo alle iniziative spontanee che in queste ore si stanno organizzando in varie piazze per le donne iraniane.

*Foto di Claudia Stritof tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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