
Respingimenti al confine con la Slovenia: appello di associazioni al governo
Il Ministero dell’Interno ha riattivato i cosiddetti «respingimenti informali» dei migranti ai confini orientali con la Slovenia? Le notizie di stampa sembrano confermare questa «gravissima violazione» dei diritti umani, si legge in una nota congiunta di Magistratura Democratica, Arci, Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione (Asgi), Acli e Cgil, diramata il 10 dicembre in occasione della “Giornata mondiale dei diritti umani”, indetta per per commemorare la proclamazione da parte dell'Onu della “Dichiarazione universale dei diritti umani” (10 dicembre 1948).
Un accordo bilaterale Italia-Slovenia, siglato il 3 settembre 1996 e mai ratificato dal Parlamento, prevedeva procedure informali di riammissione sul territorio sloveno di di migranti – anche richiedenti asilo – intenzionati a varcare il confine con l’Italia. «L’esecuzione di tale tipologia di riammissione», spiega la nota, «non comportava la redazione di un provvedimento formale», e quindi non poteva nemmeno essere contestata da chi la subiva.
Dopo i respingimenti di massa del 2019-2020, il Tribunale di Roma aveva emanato un provvedimento che dichiarava «l’illegittimità di tale prassi», la quale veniva dunque interrotta a gennaio 2021.
I respingimenti collettivi e informali rappresentano, affermano le associazioni firmatarie della nota, una grave violazione del diritto italiano, comunitario e internazionale: «Ledono il diritto fondamentale degli stranieri di accedere alla procedura di riconoscimento della protezione internazionale». «Inoltre, sostanziandosi in un respingimento o riaccompagnamento alla frontiera, si tratta di provvedimento restrittivo della libertà personale per il quale è necessaria la preventiva convalida dell’autorità giudiziaria».
Per i migranti respinti, la Slovenia diventa poi la tappa di una sorta di «respingimento a catena fino in Bosnia ed Erzegovina. Il Governo italiano sa bene che le “riammissioni informali” espongono i migranti, anche i richiedenti asilo, a trattamenti inumani e degradanti e impediscono l’accesso alle procedure di asilo a migranti che si trovano nel territorio dell’Unione, per la maggioranza provenienti da zone di guerra come l’Afghanistan, la Siria, o le regioni ex FATA del Pakistan». Il governo italiano conosce anche i noti «trattamenti inflitti ai migranti dalla polizia croata al confine con la Bosnia ed Erzegovina» (v. il Black Book of Pushback). E conosce anche «la vera e propria crisi umanitaria vissuta dai migranti bloccati in Bosnia, denunciata anche dalla Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatovi?».
Pertanto, le associazioni firmatarie chiedono al governo «di porre fine a questa prassi illegittima e di rispettare la legislazione italiana e le convenzioni internazionali sul diritto di asilo».
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