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Fermare l'escalation militare: la ricetta di

Fermare l'escalation militare: la ricetta di "Mani Tese" a un anno dall'inizio della guerra

A un anno dall’inizio della guerra russa all’Ucraina, anche Mani Tese lancia un appello per la pace, aderendo alla marcia straordinaria PerugiAssisi del 24 febbraio prossimo, ribadendo il primato della diplomazia, unica via alla pace, e chiedendo l’interruzione delle forniture militari all’Ucraina per scongiurare il rischio di un’escalation militare e di un allargamento del conflitto.

A febbraio dell’anno scorso, afferma in sintesi Mani Tese nella nota appena pervenuta alla nostra redazione, l’Europa ha “scoperto” la guerra dopo anni in cui ignorava quelle in giro per il mondo e il grave conflitto che si andava esacerbando nelle regioni orientali dell’Ucraina. «Si continuava senza troppi rimorsi a produrre armi da gettare nella mischia di conflitti lontani», prosegue Mani Tese, e i profughi in fuga dalle regioni calde del pianeta «venivano catalogati come invasori» e fermati alle frontiere della «fortezza Europa».

Oggi, la guerra russo-ucraina è in una fase di stallo, ma la narrazione di distruzione e morte dilagante, sottolinea la nota, «ci fa facilmente tornare alla memoria gli scenari sanguinosi e terribili delle due guerre mondiali, nei quali milioni di persone morivano con gli eserciti che, per mesi o per anni, rimanevano fermi praticamente nelle stesse posizioni».

Secondo l’organizzazione, come insegna la storia, «le armi non hanno mai portato all’ottenimento della pace» e questo vale anche per l’attuale conflitto. Ciononostante l’Europa prosegue con forniture sempre più importanti di armi al governo di Zelensky, ignorando appelli e manifestazioni della società civile.

Intanto si fa strada sempre di più dell’ipotesi di un allargamento del conflitto, «una terza guerra mondiale» che però «non sembra spaventare in alcun modo i governanti europei».

«Per scongiurare tale terribile pericolo», Mani Tese propone una «risoluzione pacifica», lo stop alle forniture di armi «in cambio di un’immediata cessazione dei bombardamenti russi», «l’istituzione di una “zona cuscinetto” tra i due contendenti per salvare quante più vite umane possibili», l’istituzione di «un reale tavolo di confronto che porti a degli accordi condivisi», magari sotto la mediazione di Ue e Cina.

«Tutto pare procedere in senso inverso a ciò che invochiamo», ammette con amarezza la nota, «ma ora più che mai tutti noi dobbiamo continuare a far sentire la nostra voce e dobbiamo insistere nel richiedere la pace al più presto. Da ciò che accadrà nei prossimi mesi dipenderà la sorte di tantissimi altri esseri umani e, forse, il futuro di tutti noi».

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