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Card. Zuppi e il rischio nucleare: ci vuole un «gigantesco sforzo per la pace»

Card. Zuppi e il rischio nucleare: ci vuole un «gigantesco sforzo per la pace»

Si è svolto a Bologna, ieri 18 febbraio, nella sala Santa Clelia dell’arcivescovado, l’incontro su “Le armi nucleari e l’Italia. Che fare?”, promosso dai rappresentanti nazionali della rete delle quasi 80 associazioni e organizzazioni del mondo cattolico, movimenti ecumenici e nonviolenti su base spirituale, firmatari dell’appello “Italia ripensaci” con la richiesta di adesione dell’Italia al Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari, votato nel luglio 2017 e sottoscritto già da 122 Paesi.  «Non è da stupidi o ingenui – ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo della città e presidente dei vescovi italiani, aprendo i lavori – parlare di pace e disarmo. Anche nella terribile guerra in Ucraina che tra poco toccherà un anno. Non dimentichiamo che c’è un responsabile e c’è una vittima, e che c’è la logica della legittima difesa. Ma come ci sforziamo di aiutare l’aggredito dobbiamo avviare proporzionalmente un gigantesco sforzo per la pace. Le realtà sovranazionali, come le Nazioni Unite, che tanto sono state umiliate in quest' ultimo anno, avranno ancora tanto da dire sulla via della diplomazia».

Il cardinale ha ricordato il messaggio inviato il 21 giugno 2022 da papa Francesco ai partecipanti alla prima riunione degli Stati Parte al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari: «è necessario e possibile – scriveva il pontefice – un mondo libero dalle armi nucleari e per la prima volta ha condannato moralmente il possesso delle armi nucleari. L’uso e anche il loro mero possesso è immorale. Genera un falso senso di sicurezza e l’equilibrio del terrore». E ha ricordato l’appello del 2 ottobre 2022 di papa Bergoglio quando si è rivolto sia a Putin che a Zelenski «supplicandolo» il primo, ha detto Zuppi di «fermare questa spirale di violenza e di morte» e il secondo che fosse «aperto a proposte di pace». Chiedendo cioè ai responsabili «con insistenza di fare tutto quello che è nelle proprie responsabilità per porre fine alla guerra in corso, senza farsi coinvolgere in pericolose escalation».

«Abbiamo bisogno di politica e profezia – ha concluso Zuppi – e di costringere la politica ad essere all’altezza della profezia, e a non fare affari», ringraziando infine i presenti perché «molte vostre realtà stanno sul campo, nei tanti “pezzi di guerra” e non si sono arrese».

È intervenuto fra gli altri don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi. Quando i movimenti cattolici per la pace – ha sottolineato – ricordavano che nel nord Italia, «nelle basi di Ghedi, vicino a Brescia oppure ad Aviano, vicino a Pordenone, ci sono testate nucleari, ci dicevano: ma chi vuoi che le usi, servono per deterrenza, garantiscono la pace». Ma oggi «che siamo vicini all'anniversario dell'aggressione della Russia di Putin in Ucraina, tragicamente la possibilità dell'utilizzo di armi nucleari non è più un retaggio di bontemponi pacifisti ma è articolo dei giornali è cronaca di questi giorni».

*Foto di pubblico dominio, immagine originale e licenza

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