
Ma quale "sviluppo"! Una nuova diga minaccia le comunità indigene del Mozambico
Ancora una grande diga per la produzione di energia idroelettrica in Africa, ancora proteste degli ambientalisti per la devastazione dei territori e della biodiversità, ancora popolazioni indigene costrette a lasciare la propria terra e che rischiano la loro stessa sussistenza, ancora grandi interessi di investitori stranieri. Questa volta non siamo nell’Etiopia delle dighe Gibe (v. Adista Notizie n. 8/23 e v. Adista online, 21-02-2023) ma in Mozambico, dove il governo – con il sostegno della Banca Mondiale e della Banca africana per lo sviluppo (AfDB) – intende lanciare il progetto idroelettrico Mphanda Nkuwa per la realizzazione di una nuova diga sul fiume Zambesi dal costo di 5 miliardi di dollari.
Ad interessarsi di questa vicenda, ancora una volta, il mensile dei missionari comboniani Nigrizia, da sempre attenta ai diritti delle popolazioni indigene africane, considerate troppo spesso sacrificabili sull’altare del cosiddetto “sviluppo”, costantemente minacciate dagli interessi finanziari internazionali. In un articolo dell’8 marzo, Nigrizia spiega che il nuovo impianto – posto a circa 60 km a sud della mastodontica diga di Cahora Bassa – «offrirebbe, secondo Maputo, un contributo basilare per affrontare la povertà energetica e raggiungere l’obiettivo di accesso all’energia universale entro il 2030». Con, però, un “piccolo” danno collaterale, aggiungono i comboniani: gli effetti infatti «sarebbero devastanti per le comunità e gli ecosistemi locali. 1.400 famiglie, avvertono le ong, sarebbero infatti costrette ad abbandonare l’area e verrebbe compromessa la sussistenza di altre 200mila persone residenti a valle, lungo il percorso del fiume, fino al suo delta. Gli abitanti, peraltro, hanno sostenuto che nessuno di loro è stato consultato in proposito, e che ne hanno sentito parlare solo da fonti non ufficiali. Molti esperti, tra l’altro, sostengono che le precipitazioni sempre più irregolari e la siccità che colpisce alcune zone hanno già un forte impatto sul territorio, per cui il progetto aggraverebbe ancor più la situazione».
Un quadro a dir poco inquietante e il cui esito sembra ormai scontato, visto anche la mobilitazione, riportata da fonti stampa, di numerosi player interessati a prender parte all’avventura, tra i quali l’italiana ex Salini Impregilo (ora WeBuid Group), leader mondiale nella realizzazione di mega-dighe in giro per il mondo.
«L’impatto sociale e ambientale dei grandi progetti idroelettrici è stato molto spesso criticato per aver violato i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali, e per aver aggravato il rischio di devastanti inondazioni o di carenza idrica per le popolazioni che vivono a valle delle dighe», si legge su Nigrizia. Eppure «il governo del Mozambico, dal canto suo, ha definito il progetto Mphanda Nkuwa come priorità nazionale nel piano generale dell’energia per il Paese».
Leggi l’articolo sul sito dei comboniani
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