
Sudan: a due mesi dall'inizio del conflitto dilaga fame e malnutrizione
Violenza, malnutrizione, colera e malaria: è un quadro nero quello dipinto da Azione Contro la Fame (Acf) – organizzazione umanitaria impegnata nella cura degli effetti e nella prevenzione della fame e della malnutrizione nel mondo – a due mesi dall’inizio del conflitto, in Sudan, tra le Forze Armate Sudanesi (SAF) del generale Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan e le Forze di Supporto Rapido (RSF) di Mohamed Hamdan Dagalo (detto Hemetti).
In una nota di ieri, Acf denuncia che «la violenza in Sudan continua ad aggravare l'insicurezza alimentare già esistente nel Paese. Migliaia di bambini affetti da malnutrizione acuta grave hanno subito l'interruzione delle cure, e sono in balìa di patologie come polmonite, diarrea acquosa acuta, colera, malaria e altre infezioni».
Acf denuncia anche le difficoltà per gli operatori umanitari di prestare soccorso alle popolazioni colpite dal conflitto in corso, con interventi ostacolati e uffici saccheggiati. A pagarne le spese sono i sudanesi più vulnerabili tra i 48 milioni di cittadini colpiti dalla crisi: bambini, donne, anziani, malati cronici e sfollati. Per loro mancano le basilari forniture di cibo e medicine.
A preoccupare in modo particolare è la condizione dei bambini: «I dati in nostro possesso – spiega il coordinatore dell’area Salute e Nutrizione di Acf in Sudan, Samson Wolderufael – ci dicono che più di 50.000 bambini seguiti in programmi per il trattamento della malnutrizione acuta grave hanno subito l'interruzione delle cure a causa del conflitto. Noi di Azione contro la Fame abbiamo ripreso le attività di distribuzione di alimenti terapeutici per la popolazione del Nilo Bianco, una delle aree con la più alta presenza di sfollati interni, e del Nilo Blu».
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