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Il Vangelo, senza diplomazie. Padre Zanotelli compie 85 anni

Il Vangelo, senza diplomazie. Padre Zanotelli compie 85 anni

Tratto da: Adista Notizie n° 29 del 09/09/2023

41560 ROMA-ADISTA. Compleanno importante, 85 anni, quello festeggiato il 26 agosto agosto scorso da padre Alex Zanotelli, missionario comboniano da decenni punto di riferimento per il mondo cattolico progressista, il movimento altermondialista e per la pace. Un compleanno trascorso animando un campo biblico del movimento “Giovani e Missione”, al rione Sanità di Napoli, dove Zanotelli attualmente vive.

Nato a Livo, in provincia di Trento, nel 1938, Zanotelli è entrato giovanissimo fra i religiosi comboniani, studiando teologia negli Stati Uniti, a Cincinnati, negli anni delle lotte per i diritti dei neri condotte da Martin Luther King, la cui azione ha segnato fortemente la formazione di Zanotelli. Nel 1964 è stato ordinato sacerdote. Da missionario comboniano è stato inviato nel Sudan meridionale. Dopo 8 anni di permanenza è stato però allontanato dal governo, a causa della sua vicinanza alle istanze del popolo Nuba. Ma anche ai vertici della Chiesa e della sua congregazione non piaceva il modo con cui Zanotelli aveva scelto di inculturare il messaggio cristiano all’interno degli usi e delle tradizioni locali. Rientrato a Verona, dove ha sede la casa generalizia dei comboniani, nel 1978 Zanotelli ha assunto la direzione di Nigrizia, la rivista comboniana che si occupa dell’Africa, contribuendo a renderla uno strumento di informazione (e formazione) sui rapporti tra il Nord e il Sud del mondo, denunciando il neocolonialismo, il traffico delle armi, il sistema di sfuttamento e depauperamento sistematico del Continente. La linea editoriale di Zanotelli si basava sulla valorizzazione delle nuove teologie e di una idea di “missione” radicalmente diversa da quella tradizionale, spesso legata a una visione pietistica e caritatevole che – in nome della necessità di "salvare le anime" – ignorava, talvolta combatteva, le culture locali ritenendo di dover sostituire ad esse la cultura occidentale.

Nei suoi 9 anni da direttore Zanotelli fa assumere alla rivista posizioni sempre più nette, denunciando in particolare lo scandalo del commercio delle armi (anche italiane), della cooperazione allo sviluppo improntata al business e gestita con metodi opachi, le ingiustizie sociali. I confratelli solidarizzarono con lui, ma le pressioni del governo italiano e del Vaticano sui vertici comboniani furono troppo forti. Zanotelli aveva messo in luce ambiguità sia dell’istituzione ecclesiastica e dei vertici missionari, sia politiche, approfondendo le ragioni strutturali che perpetuavano la condanna di interi popoli e nazioni (tranne le loro élites corrotte e sostenute dai Paesi occidentali) alla miseria.

Padre Alex decise allora di ripartire per l’Africa, destinazione Korogocho, una delle baraccopoli che attorniano Nairobi, la capitale del Kenya. Lì diede vita a piccole comunità cristiane, ma anche a una cooperativa che si occupava del recupero di rifiuti, dando lavoro a numerosi baraccati e battendosi per le riforme che riguardano la distribuzione della terra e l’assistenza socio-sanitaria, denunciando le piaghe dell’Aids, della fame, della prostituzione, della droga, dell’alcolismo e della violenza.

Durante un anno sabbatico trascorso in Italia, a cavallo del 95-96, lanciò l’idea della Rete Lilliput, piccole comunità impegnate a livello locale in pratiche nonviolente ed ecosostenibili che cercano però di incidere con la loro azione anche nella dimensione globale. Al ritorno da Korogocho, nel 2001, partecipò attraverso la Rete Lilliputh al fermento suscitato dai movimenti altermondialisti impegnati nei Social Forum. Infine, dal 2004, il trasferimento a Napoli, dove ha proseguito il sui impegno per il disarmo, l’acqua pubblica, la salute, l’ambiente, i beni comuni, la giustizia sociale.

Anche negli ultimi giorni Zanotelli non ha fatto mancare la sua voce sui temi al centro del dibattito politico e civile. Ad agosto ha rilanciato un suo periodico appello che – dal 2017 – invita i media occidentali e non trascurare i gravi conflitti che insanguinano il Continente africano (come avviene in Sudan, Sahel, Libia, Niger, Somalia, Eritre, ecc.). In una intervista al Fatto Quotidiano pubblicata proprio il giorno del suo compleanno, gli è stato chiesto, tra le altre cose, di commentare la frase del generale Vannacci per cui «chi arriva in Italia dovrebbe ringraziare per la compassione e la generosità». «Sono meravigliato – ha replicato Zanotelli – non solo di ciò che ha detto Vannacci ma del fatto che abbia trovato un pubblico così vasto, soprattutto nel web. Mi sorprende l’avanzata dell’ultradestra, del suprematismo bianco. La mia gente a Korogocho mi ha imposto le mani e un pastore della Chiesa indipendente africana ha detto: “Ti prego Papà dona il tuo spirito ad Alex perché possa tornare dalla sua tribù bianca e convertirla”. Se non accadrà, non c’è speranza né per noi né per loro». «il suprematismo bianco – ha proseguito – ce lo portiamo dentro. Siamo convinti di avere la civiltà, la cultura, la religione superiore a tutti gli altri. Da qui le affermazioni di Vannacci. La gente che sta arrivando in Italia è il frutto amaro delle politiche neocoloniali, del disastro ecologico che facciamo in Africa».

Sul governo, anzi sui governi che continuano a parlare di immigrazione come di una “emergenza” Zanotelli replica: «L’assurdità sta proprio nel continuare a ripetere che si tratta di emergenza quando siamo di fronte a una situazione strutturale che dev’essere presa di petto. Siamo davanti a qualcosa che nessuno può bloccare. Dobbiamo andare verso un’umanità plurale».

Sugli scenari di guerra che ci sovrastano, l’analisi di Zanotelli è drastica: «O riusciamo finalmente a dire basta al riarmo o passeremo da un conflitto a un altro. L’anno scorso l’Unione Europea ha speso 345 miliardi di euro in armi: non è mai accaduto prima d’ora. È la follia umana. Stanno vincendo i mercanti di morte». 

*Foto presa da Flickr, immagine originale e licenza 

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