
Gaza, cimitero di bambini: la denuncia e l’appello di Save The Children
Secondo i dati diffusi dal Ministero della Sanità a Gaza, dall’inizio delle ostilità il 7 ottobre, sono rimasti uccisi oltre 14mila bambini, metà dei quali ancora non identificati. Ad aggiungere sgomento a questa terribile informazione è poi, sottolinea “Save The Children” in una nota di ieri, il dato sui bambini di cui si è persa traccia nel caos della guerra: dispersi, scomparsi, detenuti e torturati nelle prigioni israeliane, sepolti sotto le macerie o abbandonati in fosse comuni dopo esecuzioni sommarie. Vivi o morti, di loro non si ha più traccia. «Nessun genitore dovrebbe scavare tra le macerie o in fosse comuni in cerca del corpo del proprio figlio», ammette Save The Children nella nota; «nessun bambino dovrebbe essere solo, senza protezione, in una zona di guerra, detenuto o tenuto in ostaggio».
Le famiglie non sanno più che fine hanno fatto i loro bambini, non sanno se sono vivi o morti, in che prigioni sono stati sequestrati, se subiscono maltrattamenti, abusi o torture.
Secondo l’organizzazione internazionale, soprattutto a seguito delle operazioni militari israeliane su Rafah, «Gaza è diventata un cimitero di bambini, con migliaia di dispersi il cui destino è sconosciuto». La nota si parla della scoperta delle fosse comuni, di vittime di esecuzioni sommarie, di persone sepolte vive e di altre bruciate nelle tende dei campi che davano loro “protezione”.
È un quadro drammatico, che non lascia spazio alla pietà, che non risparmia nemmeno i più piccoli, quello presentato dall’organizzazione umanitaria, secondo la quale senza un cessate il fuoco immediato non sarà possibile recuperare e identificarne i corpi dei bambini morti, ricongiungere i minori alle loro famiglie, rintracciare i dispersi e i detenuti nelle carceri israeliane. «Abbiamo un disperato bisogno di un cessate il fuoco per trovare e sostenere le bambine e i bambini sopravvissuti e per evitare che altre famiglie vengano distrutte», conclude Save The Children. «Chiediamo un'indagine indipendente e che i responsabili siano chiamati a rispondere».
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