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Congo, le ragioni di una guerra continua e dimenticata. Un articolo su

Congo, le ragioni di una guerra continua e dimenticata. Un articolo su "terzogiornale"

Lo scorso 21 giugno, terzogiornale – testata online di informazione politica della “Fondazione per la critica sociale” che promuove un’informazione nel senso di un socialismo ecologista – ha pubblicato un approfondimento di Luciano Ardesi dal titolo “Congo, una guerra continua”.

Quella nell’Est della Repubblica Democratica del Congo è una “guerra dimenticata”, che non fa notizia, se non raramente. Tra i pochi che si accalorano per accendere i riflettori sulla crisi congolese c’è papa Francesco, il quale è tornato a denunciare l’ennesima strage in coda all’Angelus del 16 giugno scorso.

La RDCongo, spiega Ardesi, «ha un triste primato: dall’indipendenza (1960) non ha mai conosciuto un solo giorno di pace totale. Dalla ribellione del Katanga, fino all’occupazione permanente dell’est da parte di truppe e movimenti filo-ruandesi a metà degli anni Novanta, attraverso due conflitti (1996-97, quello che cacciò il presidente Mobutu, e 1998-2003), il Paese ha conosciuto milioni di morti – si stima fino a dieci milioni di vittime, in massima parte civili – e una quantità di sfollati interni», che l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha stimato in circa sette milioni alla fine del 2023, la maggior parte dei quali in fuga dalle province orientali del Paese.

Secondo l’autore, le ragioni della «instabilità permanente» della regione è da rintracciare nella grande ricchezza del suo sottosuolo (oro, rame, cobalto, coltan…). «Questa ricchezza strategica ha scatenato l’appetito dei Paesi vicini e quello di gruppi multinazionali. Le stesse autorità congolesi, centrali e regionali, si sono accomodate a questo gioco, partecipando largamente all’accaparramento e alla spartizione delle ricchezze».

L’autore collega i puntini di un disegno internazionale più che complesso: la fragilità e la corruzione delle istituzioni congolesi, il quadro geopolitico regionale, l’eredità del genocidio ruandese del 1994, gli incrinati rapporti Congo-Ruanda, l’accordo Ruanda-Londra per gli immigrati respinti dal Regno Unito, il ruolo di interlocuzione privilegiata tra il presidente ruandese Paul Kagame con l’Europa, il ruolo di denuncia delle Chiese cristiane nel Paese africano.

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