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Manifestazione unitaria a Tel Aviv: pace, sicurezza e rispetto reciproco sono obiettivi comuni

Manifestazione unitaria a Tel Aviv: pace, sicurezza e rispetto reciproco sono obiettivi comuni

Il prossimo 1° luglio, a Tel Aviv, un cartello di oltre 50 organizzazioni della società civile pacifista israeliana e miste (composte da ebrei, arabi, israeliani, palestinesi) scenderanno in piazza sotto lo slogan “The Time Is Now”, insieme per manifestare contro la guerra, per rilanciare le iniziative del movimento per la pace, per fermare l’occupazione dei territori in Cisgiordania e per chiedere uguaglianza nei diritti, nell’autodeterminazione e nella sicurezza per entrambi i popoli.

La manifestazione congiunta rappresenta – scrive la Rete italiana Pace e Disarmo in una nota di solidarietà e adesione all’iniziativa di Tel Aviv – «una scelta coraggiosa, necessaria, che coinvolge molte realtà associative con cui collaboriamo e che speriamo possa aprire una nuova fase di mobilitazioni con un sempre maggiore coinvolgimento delle due comunità per fermare la guerra, la violenza e l'occupazione».

L’appello

Nell’appello per la mobilitazione, l’iniziativa è presentata dalle organizzazioni come una «dimostrazione di forza del mondo pacifista israeliano». I partecipanti chiedono, con una sola voce, «un accordo per riportare a casa gli ostaggi (con la speranza che per allora saranno tutti a casa sani e salvi) e la fine della guerra». Ma lo sguardo è puntato in avanti, sul «giorno dopo la guerra», quando tutte le forze sane della società israeliana a palestinese dovranno mettersi a lavoro per trovare «una soluzione politica al conflitto che garantisca il diritto di entrambi i popoli all’autodeterminazione, alla sicurezza, alla dignità e alla libertà. Insieme ci impegneremo a lavorare con coraggio e determinazione per costruire un futuro migliore per noi stessi e per i nostri figli, un futuro di pace».

Un futuro di lutti e macerie

«La conta dei morti continua ogni giorno, da otto mesi», e a nulla sono servite le iniziative della comunità internazionale, della Corte Internazionale di Giustizia, del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, gli appelli di organizzazioni umanitarie e comunità di fede, tutte volte a chiedere un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. «I 2,3 milioni di palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza sono vittime di un assedio e di bombardamenti continui, in fuga da una città all’altra e da un campo profughi all’altro, privati pure dell’assistenza umanitaria», afferma la Rete italiana Pace e Disarmo. «Una violenza ed una vendetta cieca che non salva neppure gli ostaggi del 7 ottobre e che oramai si è estesa in ogni parte e confine di Israele e della Cisgiordania. In ogni famiglia di entrambe le comunità non resta che uno scenario di sole macerie, lutti, lacerazioni e muore la speranza di una soluzione politica del conflitto».

La Rete riconosce l’esigenza storica di «riprendere in mano la pace» e di ricompattare il fronte pacifista nell’unità – israeliani e palestinesi pe runa pace giusta, supportati dalla comunità internazionale – per «rompere le barriere e gli ostacoli che impediscono di lavorare insieme. Uniti dal reciproco rispetto, dal riconoscimento del diritto dell’altro di esistere in pace ed in sicurezza, con uguali diritti».

Gli obiettivi sono comuni e condivisi: «il Cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri, il riconoscimento dello stato di Palestina nei confini del 67, la fine dell’occupazione, l’applicazione delle risoluzione delle Nazioni Unite, del diritto internazionale ed umanitario».

La nota si chiude con l’adesione e il sostegno alla manifestazione del 1° luglio prossimo a Tel Aviv, «con la speranza che questa iniziativa apra la strada alla ricomposizione del movimento per la pace in Palestina ed in Israele per costruire, l’alternativa ad una politica xenofoba, razzista, fanatica, capace solo di seminare odio, negare diritti e libertà. È giunto il momento che le ragioni si incontrino. Noi siamo pronti a fare la nostra parte».

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